Martedì 23 Aprile 2024

Da Baggio a Mazzone, quelle vite da film

Dopo le fiction su Totti e sul Codino, i docufilm sul gol di Turone e sul tecnico che lanciò tanti campioni: il campo diventa un set

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di Doriano Rabotti

Sarà che Hollywood in fondo è solo una Cinecittà sull’oceano, sarà che il romanesco si presta benissimo ad esprimere il grande romanzo popolare del tifo e dello sport. O forse sarà che aveva ragione il maestrone Francesco Guccini quando diceva che "gli americani ci fregano con la lingua", e un viaggio sulla vecchia Pontiac del ’56 del babbo di Dean da Omaha a Tucson in fondo non è così diverso da uno con la Fiat 1100 del babbo di Giuseppe da Piumazzo a Sant’Anna Pelago.

La citazione sembra attaccata nello spogliatoio sbagliato, e invece...siamo davvero sicuri che la passione raccontata negli ultimi due docufilm sportivi, quello sul gol di Turone in un famigerato Juventus-Roma del 1981 e quello sulla figura mitica di Carletto Mazzone, ’Come un padre’, non sarebbe degna di una produzione da kolossal americano, senza nulla togliere a chi li ha portati al cinema e poi in tv?

Citiamo questi, ma potremmo andare avanti all’indietro passando per il Totti di ’Speravo de morì prima’ interpretato da Pietro Castellitto, il Baggio-Andrea Arcangeli che la Rai ha proposto ne ’Il divin Codino’, e ancora più su passando per l’Enzo Ferrari interpretato da Castellitto padre che fu anche Fausto Coppi, o per il bellissimo Bartali di Favino, solo per citare gli esempi più famosi?

La verità è che da qualche anno i produttori hanno scoperto che buttandosi sul racconto di eventi o personaggi sportivi, soprattutto quelli più famosi, sarebbero partiti con un giro di vantaggio: perché il coinvolgimento emotivo, in un paese fondato sul tifo, è garantito ancora prima di iniziare. Il rovescio della medaglia è che i tifosi di un campione o di una squadra spesso la conoscono meglio degli storici, e ogni piccola imperfezione viene notata, criticata e commentata. Oddio, non è che ci volessero esperti di Formula 1 per accorgersi che Castellitto-Enzo Ferrari non poteva dire al Villeneuve della fiction "mangia quei tortellini Gilles", quando nel piatto c’erano delle penne all’arrabbiata più rosse della Ferrari.

Per lo stesso motivo, ci vuole un lavoro...filologico accuratissimo per evitare di urtare sensibilità già ipereccitabili come quelle degli appassionati di sport, per esempio evitando di dare all’Arrigo Sacchi del ’Divin Codino’ un’inflessione quasi milanese, quando la parlata romagnola è uno dei segreti della comunicazione del nostro ex ct.

Al di là delle osservazioni che si possono fare (infinite), è un dato di fatto che negli ultimi anni lo spettacolo dello sport abbia conquistato spazio nei palinsesti, in chiaro o a pagamento.

Gli ultimi due prodotti sono docufilm e testimonianze storiche allo stesso tempo: a fine ottobre alla Festa di Roma è stato presentato ’Er gol de Turone era bono’, di Francesco Micciché e Lorenzo Rossi Espagnet. Con immagini di repertorio e stralci dei dibattiti che infiammarono quei giorni, si possono ascoltare le testimonianze di giocatori che erano presenti, dallo stesso Turone a Prandelli, da Marocchino a Falcao fino a Pruzzo. Che dice: "Quella è una ferita sempre aperta che mi porto dietro", riferendosi al gol annullato il 10 maggio del 1981 in Juventus-Roma dall’arbitro Bergamo e dal guardalinee Giuliano Sancini, che pure hanno la possibilità di dire la loro nel film.

’Come un padre’ invece è il titolo perfetto per il docufilm su Carlo Mazzone, ancora oggi recordman di panchine in serie A (795), amato ancora prima che stimato da tanti campioni che il Sor Carletto ha contribuito a lanciare: da Totti a Baggio, da Guardiola a Materazzi a Pirlo, dai gemelli Filippini a Beppe Signori, al Principe Giannini, sono tanti a parlare con affetto di Mazzone. Nel film in distribuzione su Prime Video dal 2 novembre, compare anche l’attrice Iole Mazzone, nipote del mister, che con Alessandra Kre e Francesco Trento ha contribuito alla stesura dell’opera diretta da Alessio Di Cosimo. Nella colonna sonore passano ’Stella’ di Antonello Venditti e la sigla di Domenica Sprint, tocchi di verità storica che arrivano dritti al cuore.

Come se ce ne fosse bisogno.