Mercoledì 24 Aprile 2024

Cuore Italia, il pari riaccende la speranza

Europei donne, gol di Bergamaschi nella ripresa dopo il vantaggio choc dell’Islanda. Lunedì sfida da dentro o fuori col Belgio verso i quarti

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Primo tempo: 0-1

ITALIA (4-4-2): Giuliani 6; Di Guglielmo 6, Gama 5.5 (13’ st Bartoli 6), Linari 6.5, Boattin 6; Bergamaschi 7, Simonetti 7, Rosucci 6, Caruso 5.5 (1’ st Bonansea 7); Piemonte 6 (7’ st Girelli 6), Giacinti 6 (40’ Sabatino sv). In panchina: Schroffernegger, Durante, Galli, Giuliano, Bonfantini, Filangeri, Lenzini. Ct: Bertolini 6.5.

ISLANDA (4-3-3): Sigurdardottir 6; E. Vidarsdottir 6, G. Arnardottir 6, Viggosdottir 6, Gisladottir 6.5 (43’ st Gunnlaugsdottir sv); G. Jonsdottir 6 (12’ st Johannsdottir 5.5), Bynjarsdottir 6, Gunnarsdottir 5.5 (32’ st Gudmundsdottir sv); S. Jonsodottir 6, Thorvaldsdottir 6 (12’ st Albertsdottir 6), Vilhjalmsdottir 7 (43’ st Magnusdottir sv). In panchina: Sveinbjonsdottir, Atladottir, I. Sigurdardottir, Jensen, Gudn. Arnadottir, Jacobsen Andradottir. Ct: Halldorsson 6.5.

Arbitro: Lehtovaara (FIN) 6.

Reti: 3’ pt Vilhjalmsdottir, 17’ st Bergamaschi.

Note: ammonite Bergamaschi. Angoli: 6-1. Recupero: 0’; 3’.

di Paolo Grilli

L’Islanda ci gela subito, poi fa il minimo indispensabile provando a vincere senza uno straccio di idea. Noi ci danniamo l’anima, quasi ci lecchiamo già le ferite, ma con Bergamaschi rimaniamo aggrappati a un Europeo che deve essere quello della conferma dopo i Mondiali 2019.

Le azzurre avevano tutto per raddrizzare un torneo iniziato malissimo contro la Francia delle aliene, e dopo l’esordio choc hanno sguainato le loro qualità. Serviva vincere per puntare con forza ai quarti, ma possiamo giocarci ancora tutto lunedì sera contro il Belgio (che ha perso contro la Francia 2-1), a patto che l’Islanda non batta le transalpine.

Le nordiche non erano affatto imprendibili come le Bleus. Ma la frenesia ce le ha rese a lungo indigeste, ben più invalicabili di quanto non siano. Il loro gol ha condensato nella maniera più eloquente la nostra giornata in salita, quasi a scalare un vulcano. Jonsdottir fa una rimessa con le mani di 35 metri abbondanti e non abbiamo la prontezza di allontanare dall’area un pallone lento e prevedibile: irrompe Vilhjalmsdottir che con un destro secco non dà scampo a Giuliani. Proprio come contro la Francia, siamo costretti a inseguire dribblando pure dubbi e paure. Ci prova Bergamaschi con le sue incursioni, sgomita senza gloria anche Piemonte, sempre imprecisa al momento di colpire. La nostra torre, così come Caruso, avrebbe potuto pareggiare i conti a metà del primo tempo. Boattin ha avuto la libertà di proporsi in avanti, ma il maledetto ultimo tocco non ci ha mai premiato nei primi 45 minuti. Per l’Islanda, un’unica ricetta: il lancio lungo, sempre e comunque, con una conclamata allergia a ricami e lustrini.

La ct Bertolini aveva stravolto il nostro scacchiere in avvio, passando a un 4-4-2 e puntando, davanti, sulla stessa Piemonte e su Giacinti con Bonansea e Girelli tenute inizialmente in panchina. E in mezzo, Rosucci e Simonetti a cercare di dare verve.

Questa non è mancata, ma hanno latitato compattezza ed efficacia. Nella ripresa, la controrivoluzione obbligata: dentro proprio Bonansea e Girelli, quelle con migliore capacità di colpire. Non si poteva uscire così, senza lasciare un segno e senza dare compimento a un bel percorso suggellato dalla realtà del professionismo femminile nel calcio italiano. Il gol del pari è stato un manifesto della tenacia ritrovata: lancio per Bonansea che vince un contrasto e pesca in area Bergamaschi, precisissima nell’infilare la gigantesca Sigurdardottir. Ancora Bonansea colpisce poi un palo per il più fragoroso dei rimpianti.

Ma tutto è cambiato, si vede anche dai sorrisi nella nostra panchina e dal volume che cala nella geyser dance dei tifosi islandesi numerosissimi all’Academy Stadium di Manchester. Basterà? Abbiamo rialzato la testa e riaggiustato l’onore. Ora il Belgio, per un vero dentro e fuori a un anno da quello – erano però i quarti – che vide i magnifici di Mancini battere i Diavoli Rossi agli Europei. Azzurro vivo, dopo la polvere improvvisa di un debutto che ci aveva fatto perdere quasi la nostra identità. La speranza è la cosa migliore che potessimo regalarci, vittoria a parte. Non saremo al livello delle migliori, ormai è chiaro, ma siamo di nuovo padroni di parte del nostro destino.