Martedì 16 Aprile 2024

Conoscersi per capirsi

Doriano Rabotti

E se la Grecia, anzi il Qatar, conquistasse il feroce vincitore? Se a forza di guardare nell’abisso, l’abisso guardasse dentro di noi?

E’ un discorso lungo, che merita penne migliori, ma forse possiamo provare a farlo lo stesso: siamo sicuri che questo mondiale così pieno di simboli e di battaglie culturali sia a senso unico di marcia? Al di là delle questioni puramente sportive, la coppa del mondo di calcio è un po’ come un’Olimpiade, una gigantesca occasione per il mondo: di confrontarsi, di scoprire colori, sapori, idee, abitudini con le quali altrimenti non entreremmo mai in contatto.

Se ogni viaggio, anche e soprattutto quelli mentali, è un’occasione per tornare a casa arricchiti, allora un torneo che per la prima volta porta squadre di tutti i continenti alle partite che contano è una benedizione del destino, per chi crede che la speranza di un mondo migliore, banalmente, stia nella comprensione della diversità.

Certo, le vere sfide culturali si combattono fuori dal rettangolo verde, sui campi dei diritti civili e delle conquiste sociali. E non sarà una vetrina per molti versi artificiale a migliorare le condizioni di donne e lavoratori che non hanno le stesse libertà in tutto il mondo.

Eppure, quando sarà finita la kermesse sportiva, qualcosa resterà. A loro, ma anche a noi.