College e calcio, il sogno americano di Brian

Torre è cresciuto nelle giovanili Juve: poi ha mandato gli highlights ed è stato ingaggiato oltre Oceano. Ora debutta nella Us Open Cup

di Doriano Rabotti

Tra Brian e il suo sogno, giocare tra i professionisti, c’è di mezzo un Oceano. E per raggiungerlo non ha avuto paura di attraversarlo. L’obiettivo più vicino è arrivare alla MLS, il campionato degli Stati Uniti dove si esibiscono italiani famosi come Insigne, Bernardeschi o Chiellini. Ma mentre gli ex azzurri sono arrivati con contratti faraonici, Brian sta facendo la strada dal basso. Brian di cognome fa Torre, è un giovane torinese classe 1999 che ha deciso di puntare su se stesso e andare negli States per studiare. E per giocare a calcio.

Brian, come funziona il calcio negli Stati Uniti?

"Al vertice c’è la Mls, poi USL Championship e USL1, equivalenti alle nostre serie A, B e C. Poi ci sono USL2 e NPSL, allo stesso livello, che vengono considerate semi professionistiche: si giocano d’estate e sono la vetrina per i migliori calciatori del college, “presi in prestito” solo per il campionato estivo".

E’ la strada che sogna di percorrere lei.

"Il passaggio dal college al professionismo non è per nulla facile, ci sono rigide limitazioni sul numero di giocatori internazionali per squadra".

Lei in che ruolo gioca?

"Sono terzino sinistro e mancino, durante la mia carriera ho giocato anche ala, mezz’ala o difensore centrale. Prima di partire ho giocato per cinque anni nelle giovanili della Juventus, poi dai 17 a 21 anni in Eccellenza, girando squadre del Piemonte. A 21 anni mi sono trasferito negli Stati Uniti dopo un campionato in cui avevo segnato anche 4 goal in 10 partite da capitano dell’Atletico Torino".

Perché gli Stati Uniti?

"Sono venuto per giocare a calcio e per fare un Master in Business Administration. Ho inviato gli highlights delle mie partite a un’agenzia che ha mostrato il video ai college americani, e ho ricevuto diverse offerte da parte di allenatori interessati".

Come ha scelto il college?

"Cercavo una scuola che avesse un buon livello accademico e calcistico, e che fosse in una città abbastanza grande da poter avere l’opportunità di lavorare. Così ho scelto Christian Brothers University a Memphis".

E come si trova?

"La cosa che più mi ha colpito è stato l’interesse forte dell’allenatore, il master dura solo due anni e l’esperienza calcistica spesso dipende dal rapporto con il tecnico".

Tra poco avrà la sua grande occasione.

"Il 22 Marzo inizia la US Open Cup. Io parteciperò alla competizione con NC Fusion, in North Carolina, una delle poche squadre di USL2 che si è qualificata nel torneo per professionisti. Il primo turno è contro Appalachian FC, altra squadra semi professionistica. Nel secondo turno inizieranno le partite con le squadre dei professionisti".

Ci sono molti italiani come lei?

"Nel mondo del college americano sì, nel professionismo non ne conosco. Il numero di giocatori stranieri in rosa è limitato, questo incide".

Ma lei vuole restare in America?

"Al momento sto valutando tutte le opportunità, sia in Europa che negli Stati Uniti. A gennaio ero molto vicino a firmare con una squadra professionistica in Irlanda in First Division, la seconda serie irlandese. Un club che ha una media di cinquemila tifosi a partita e punta a salire in Premier League Irlandese. Mi hanno offerto un contratto, ma ho ritenuto importante finire il mio master, prenderò la laurea a Maggio. Vedremo se si ripresenterà l’opportunità più avanti".

Come funziona la sua giornata tipo americana?

"Dipende molto dagli orari degli allenamenti. Vado in media 4-5 volte a settimana in palestra al mattino, poi allenamento verso le 3 e le lezioni la sera alle 6. Solitamente studio al mattino o la sera quando non ho lezione, e nel tempo libero alleno un paio di squadre da bambini di 7-8 anni fino a ragazzi di 16-17".

Tutto un altro mondo, insomma.

"A differenza del sistema italiano, quello americano è fatto per permetterti di allenarti come un professionista e allo stesso tempo di avere il tempo per studiare e laurearti in un’università importante".

Ha mai visto la MLS dal vivo?

"L’estate scorsa sono andato in Oregon per giocare in una squadra di USL2 e ho avuto l’opportunità di vedere una partita dei Timbers, a Portland. Mi farebbe piacere andare a vedere anche il Los Angeles FC di Chiellini".

Brian, ma la scalata dai college alla Mls è possibile?

"Uno dei miei compagni di squadra in Oregon, con cui ho condiviso la casa per tutta l’estate, in questa stagione è stato capocannoniere di tutti i college negli Stati Uniti, ha vinto il premio più importante a livello di college, e ha appena ottenuto un contratto con gli Orlando City SC. E sono sicuro che farà bene anche lì".