Chechi: "Un anno incredibile e meritato"

L’ex campione olimpico: "Queste vittorie sono il frutto del lavoro durante la pandemia, è stato giusto non fermare lo sport di vertice"

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di Doriano Rabotti

Ha visto la pioggia di medaglie di tutti i metalli da un osservatorio privilegiato: Jury Chechi è stato uno dei beniamini del pubblico durante i Giochi, con la trasmissione ’Il circolo degli Anelli’. Da campione olimpico ad Atlanta ’96, proprio agli anelli, sa benissimo cosa hanno provato in questi mesi i tantissimi azzurri che hanno vinto qualcosa.

Chechi, quando mai ci ricapita un anno così?

"Speriamo presto, ma in effetti è qualcosa di unico, strano, quasi ancestrale. Tutto molto bello, il rischio è di arrivare a pensare che sia normale una cosa che di normale ha poco, invece rivincere è sempre più difficile".

C’è una spiegazione, per questa scorpacciata di vittorie?

"I motivi sono tanti, uno è il fatto che siamo stati un po’ più bravi di altri a gestire questo periodo di pandemia, permettendo allo sport di alto livello di non fermarsi. Abbiamo fermato quello di base, sbagliando, ma sull’alto livello la nostra gestione del lockdown, rispetto ad altre nazioni che hanno fermato tutto come Stati Uniti e alcuni paesi Europei, è stata premiante. Anche se forse è stato rischioso e irrispettoso verso chi ha chiuso".

Lei avrebbe lasciato aperto anche lo sport di base?

"Con regole più precise, sì. Le palestre commerciali sono state vessate in maniera sbagliata, tra protocolli che cambiavano, investimenti richiesti e poi resi inutili. Sono state vietate attività che non avevano rischio di contagio. E poi la distinzione tra tesserati e non tesserati non aveva senso, forse ha creato rischi anche maggiori. Lo sport di vertice è stato privilegiato".

Restando nel suo settore: si aspettava il titolo mondiale di Bartolini?

"Si sapeva che Nicola aveva grandi doti, è stato bravo a sfruttare una situazione vantaggiosa e unica, perché la concorrenza in questi mondiali era ridotta. Non so se sia mai successo di fare i mondiali subito dopo i Giochi, questo ha portato a molte assenze di big che invece a Tokyo c’erano. Non toglie nulla al valore della prestazione di Bartolini, non la sminuisce, ma è una valutazione tecnica onesta che va fatta".

Le Farfalle della ritmica invece sono in crescita da anni.

"Quando io vinsi il bronzo nel 2004 ad Atene, loro centrarono l’argento a squadre, ora il bronzo a Tokyo e l’argento ai mondiali giapponesi sono la conferma di un lavoro. Ed è molto difficile confermarsi. L’alta nota positiva è che anche le individualiste cominciano a farsi vedere".

Il vostro è uno sport strano, individualista anche quando siete in squadra.

"Vero, ma la componente della squadra è importante anche nell’artistica, non solo nella ritmica. E infatti con la nostra squadra che non si è qualificata alle ultime due Olimpiadi, anche nell’individuale fatichiamo di più. Se nella maschile non dovessimo qualificarci neanche a Parigi, con questi valori a disposizione, vorrebbe dire che c’è qualche responsabilità di tecnici e dirigenti".

Mai pensato di allenare? Le conoscenze le avrebbe.

"Non è automatico essere allo stesso livello come atleti e come tecnici. Penso che sia bellissimo insegnare, ma non ho le caratteristiche per farlo, ci vuole il carattere giusto, essere severi ed esigenti. Non fa per me".

Di questo 2021, quale immagine sceglierebbe?

"Per chi vive di sport e delle sue emozioni è difficilissimo rispondere. Io amo il ciclismo, quello che ha fatto il quartetto su pista a suon di record tra Olimpiadi e mondiali è incredibile. La pallavolo è stata straordinaria con la doppietta agli Europei e subito dopo con il mondiale juniores. E come fai a non citare Jacobs, con quello che ha fatto?"

Beh, noi le citiamo Tamberi, che come lei è tornato a vincere dopo un brutto infortunio.

"Certo, posso capire benissimo sul piano umano quello che ha provato Gimbo, oppure Vanessa Ferrari. E’ difficile scegliere, io penserei solo a goderci questi momenti finché durano. E’ difficile pensare che l’anno prossimo possa andare come questo, anche lo speriamo tutti".

In tv la vostra trasmissione ha spaccato. Sembravate una squadra affiatata da anni.

"E’ vero, dopo un po’ si è creata una bella alchimia. E’ stata brava la conduttrice, diciamo che quando conosci la materia e sei disposto a metterti in gioco senza esagerare con la leggerezza, non è difficile fare un programma piacevole. A me poi fare tv è sempre piaciuto molto, anche se mi sono arrivate poche proposte interessanti".

Ci risulta che sia anche un appassionato di equitazione.

"In questo momento sono al maneggio della Sem di San Casciano, dove mia figlia Anatasia, che ha 16 anni, sta crescendo. E’ già arrivata a buoni livelli agonistici nel completo. Suo fratello Dimitri, invece, a 18 sta diventando un regista".