C’è il passato di Pioli nel futuro del Milan

Il mister torna a Firenze in una sfida decisiva per mantenere la vetta: dubbio in attacco, Giroud e Ibrahimovic si giocano un posto

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di Luca Talotta

Una gara come tutte le altre, che si trasforma e diventa ‘La’ gara. Quella da vincere assolutamente, per avere un percorso poi più agevole in vista di un fine d’anno scoppiettante; ma anche quella del ritorno di un personaggio tanto amato dalle parti di Firenze come Stefano Pioli, che questa volta cercherà di mettere in difficoltà la banda di Italiano. Tutto fuorché una gara semplice per il Milan stasera all’Artemio Franchi di Firenze. Gli ingredienti per complicare il percorso fin qui quasi immacolato dei rossoneri in campionato (dieci vittorie e due soli pareggi, maturati contro Juventus e Inter) ci sono tutti, a partire dalla potenziale distrazione dell’incontro di mercoledì in Champions League a Madrid contro l’Atletico. Pioli dal canto suo non può che mischiare le carte, fare spallucce sulle questioni di attualità come il suo rinnovo ("A tempo debito saprete") e abbassare le attese, ma è chiaro che questo Milan ha tutti i favori del pronostico dalla sua parte stasera.

Anche se di fronte si troverà una Fiorentina più reattiva che mai, malconcia in difesa ma sicuramente motivata da un percorso finora più che buono. Con tanto di sfida a distanza tra Vlahovic da una parte e Giroud dall’altra, bomber dalla carta d’identità assai differente: il 35enne francese non è però ancora sicuro del posto, molto dipenderà dalla rifinitura di stamattina perché, nella seduta di ieri, Pioli ha provato sia lui, sia Ibrahimovic. Difficile immaginare che il tecnico emiliano possa rischiare lo svedese, dato che tre giorni dopo si giocherà a Madrid, ma potrebbe anche tirare fuori dal cilindro la sorpresa dell’ultimo minuto. Di certo per lui sarà un ritorno ad un passato magari non troppo glorioso dal punto di vista dei trofei conquistati, ma sicuramente foriero di ricordi e amicizie che fanno nascere il sorriso sul volto, primo fra tutti quella del compianto Davide Astori (cresciuto, peraltro, nel Milan). Perché quello con la Fiorentina è stato un rapporto che va ben oltre l’amore per una città, una tifoseria, uno stadio.

Lui che, dalle parti del Franchi, è capitato per due volte nella sua lunga avventura, una come calciatore e un’altra come allenatore. Da giocatore poca gloria, solo una promozione dalla Serie B e una finale persa (e nemmeno giocata) di Coppa Uefa contro la Juventus. Da allenatore un lungo regno di 74 partite, dal 6 giugno 2017 al 9 aprile 2019, per una media di 1,43 punti a gara e tanti giovani cresciuti sotto la sua ala protettiva. Proprio quello che sta accadendo oggi al Milan, ma con risultati maggiori: "Ma il Pioli di Firenze era un allenatore con meno esperienza" si è limitato a dire il diretto interessato. Che, ancora una volta, cerca di mantenere basso il profilo. Stasera, sulla carta, dovrebbe essere l’ultimo ostacolo prima del big match del prossimo 19 dicembre a San Siro contro il Napoli. Da qui a quel momento, il Diavolo affronterà nell’ordine Sassuolo (in casa), Genoa (in trasferta), Salernitana (nuovamente a San Siro) e Udinese (alla Dacia Arena). Un poker di sfide che potrebbero portare i rossoneri al match contro il Napoli da prima della classe.