Mercoledì 24 Aprile 2024

C’è ancora Giro: che Yates, Bernal alle corde

Nella salita verso Sega di Ala l’inglese guadagna quasi un minuto sulla maglia rosa per la prima volta in crisi. E restano due arrivi in salita

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di Angelo Costa

Fa male riposarsi: al Giro è una regola. Vale anche per Egan Bernal, che dopo la sosta incassa la prima giornata storta del suo viaggio rosa. A verificare se davvero lo stop fa male a chi è più in forma provvede Simon Yates, finalmente negli annunciati panni del guastatore: negli ultimi quattro chilometri di arrampicata verso Sega di Ala, con pendenze che tolgono il fiato, il gemellino britannico chiama allo scoperto il leader colombiano e lo mette in ginocchio. Guadagna un minuto scarso, guadagna soprattutto il credito di esser quello che, con due arrivi in salita a disposizione, può disturbare il conducente fino alla fine.

"Ho provato a muover la classifica: oggi c’era il sole e in queste condizioni brillo anch’io. Bernal? Una giornata no può capitare a tutti, di sicuro ha ancora tanto vantaggio e non mollerà facilmente", il messaggio di Yates, al quale evidentemente fa bene l’aria del Trentino, dove un mese fa aveva dettato legge nel Tour of the Alps dando l’impressione di esser fin troppo avanti nella preparazione.

Ben altra impressione regala Bernal salendo sulla rampa che si affaccia in Veneto: buon per lui che gli resta al fianco il fido Martinez, bravo non tanto a fargli la rotta verso il traguardo, quanto a incoraggiarlo con gesti e parole nel momento in cui alla crisi delle gambe sembra affiancarsi quella della testa. Così il colombiano rosa contiene i danni rispetto allo scatenato Yates, trovando un motivo di conforto nell’aver mantenuto il distacco sul più vicino in classifica, quel Caruso ancora bravissimo ma senza la forza per provare a sua volta a guadagnare.

"Non è stata certo la miglior giornata, ma ho perso poco e sono riuscito a controllare Caruso. Yates è stato impressionante, ha fatto un ritmo infernale: questa era una salita adatta a lui e forse ho sbagliato io nel provare a seguirlo. Non ho perso fiducia, ho sempre detto che questo Giro finisce a Milano: l’avete visto oggi, basta un giorno storto e si può perdere tanto", racconta con l’aria stravolta il colombiano rosa, al quale in pratica sono rimasti solo un paio di ostacoli, Caruso e Yates, perché tutti gli altri sono sprofondati a oltre sei minuti, a cominciare da quel Vlasov da quando è arrivato il suo terreno, la salita, non perde occasione per scivolare indietro.

Di salita ce ne sarà ancora, domani e sabato in Piemonte, tappa nervosa una e tappone l’altra: se basteranno per rovesciare Bernal, lo dicano i due che gli stanno alle spalle.