Giovedì 18 Aprile 2024

Cambia l’arbitro, non gli errori

F1 Gp di Monza: Verstappen taglia il traguardo davanti a Leclerc (Ansa)

F1 Gp di Monza: Verstappen taglia il traguardo davanti a Leclerc (Ansa)

Come uccidere la Formula 1. Che certo risorgerà, perché si tratta di un mondo capace di imparare dagli errori. Ma quanto accaduto ieri, nel convulso finale di Monza, è un’offesa. Anzitutto alla folla enorme che meritava un epilogo all’altezza delle emozioni del weekend. E poi è stata anche una ingiuria alla credibilità del motor sport.

Mi spiego, almeno a beneficio di quanti non avessero seguito l’evento. Quando Daniel Riccardo ha parcheggiato a bordo pista la sua McLaren, mancavano ancora sette giri alla bandiera a scacchi. La giuria aveva tutto il tempo per ordinare la sospensione della gara, predisponendo una seconda partenza. Tra l’altro, durante l’inverno era stato cacciato l’arbitro dei Gran Premi, l’australiano Michael Masi, per non avere esposto la bandiera rossa ad Abu Dhabi, così favorendo il rocambolesco sorpasso di Verstappen.

Bene, anzi, male. I suoi successori hanno fatto di peggio. Nel tempio della velocità, tra i fischi di una folla inferocita, hanno imposto un arrivo a ritmo di lumaca alle spalle della Safety Car, che per giunta era entrata in pista nel momento sbagliato.

È un peccato essere costretti a prendere atto che chi governa l’automobilismo evidentemente non è all’altezza di una ritrovata passione popolare. Le corse sono corse. La sicurezza deve venire prima di qualunque altra considerazione.

Ma non sarebbe stato messo in pericolo nessuno fermando il Gran Premio, garantendo a tutti i piloti la possibilità di giocarsi le proprie opportunità dopo una nuova partenza. A scanso di equivoci. Non è in discussione la legittimità del risultato. Sinceramente io credo che Verstappen avrebbe comunque spezzato il tabù di Monza, perché la sua vettura era più equilibrata della Ferrari. Eppure, insisto: la logica dello sport avrebbe imposto di concedere a Carletto l’estrema chance. Non penso ci siano complotti. C’è invece, una preoccupante incompetenza, ravvisata già in passato. Questa Formula 1, così amata da un pubblico sempre più giovane, ha l’obbligo morale di rispettare chi la segue. Chiudo con una brevissima riflessione tecnica. Purtroppo la Ferrari della domenica non è mai uguale alla Ferrari del sabato.