Super Mario, cento chili di talento sprecato

Da Balotelli sovrappeso ai bimbi prodigio nel cinema che si sono bruciati in fretta: è ampia la galleria di chi non ha rispettato le attese.

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Pare, ma chissà se è vero, che Mario Balotelli, ex grande speranza del calcio azzurro, pesi più di un quintale. Purtroppo per lui, non funziona più la regola del "ti pago un tanto al chilo": ma l’indiscrezione da bilancia vale come segnale, l’indizio di un’altra storia per la serie "ci avevamo tanto creduto" (prima di ingrassare, si capisce).

E insomma, piene sono le cronache di personaggi che dovevano spopolare e invece sono durati la fiamma di un cerino. "Meteore", così si chiamava un ingeneroso programma delle tv berlusconiane: dove, a scanso di equivoci, hanno un po’ la coscienza sporca, in materia di presunti idoli usa e getta. Seguirebbe elenco dei Tronisti cari a Maria De Filippi, ma abbiate pazienza, c’è un limite a tutto.

E insomma. Qualcuno sa che fine abbiano fatto i Jalisse? Come, mai sentiti nominare?!? Eppure Fabio Ricci e Alessandra Drusian, marito e moglie, duo canterino, nel 1997 riuscirono dove avevano fallito Lucio Battisti, Vasco Rossi, Zucchero. Cioè trionfarono a Sanremo, con un brano intitolato Fiumi di parole. Le parole che hanno accompagnato il loro garbato scivolare nell’anonimato, tra pezzi dedicati a Padre Pio (!) e una fondamentale tournée in Kazakhstan, mica a Vimercate o a Peretola.

E che dire, giusto per restare oltre confine, di Macaulay Culkin? Nel 1990 era il bambino più famoso del mondo, aveva stregato Hollywood nel fortunatissimo film Mamma ho perso l’aereo. Di lì a poco, Michael Jackson, non ancora inseguito dalle accuse di pedofilia, lo volle nel video meraviglioso di Black or white, vendutissimo singolo.

È andata a finire che il bimbetto, diventato grande, si è perso tra faccende di droga e miserie assortite. Ce lo vogliamo confessare? La verità è che non bisognerebbe mai crescere, al di là dell’elemento anagrafico, perché poi il destino è in agguato. Nel 1994 una giovanissima Irene Pivetti era la terza carica istituzionale dello Stato, presidente della Camera dei deputati. Di lì a non molto trovò normale passare dai velluti di Montecitorio alle comparsate nei varietà sguaiati della televisione.

Roberto Vecchioni, uno invece che per fortuna sua e nostra è durato e aveva capito tutto, una volta scrisse un verso che è un epitaffio, per tanti morti di fama. Eccolo sotto. “...e cercare incollando paura e amore una scusa qualunque per non parlare se mi guardano in faccia che gli racconto?” Che il tempo, davvero, è impietoso con tutti noi.