Appello al Governo di Coni, Figc e Lega Serie A: "Rinnoviamo gli stadi italiani"

Malagò, Gravina e Dal Pino hanno inviato una lettera al premier Conte e ai ministri Gualtieri, Spadafora e Franceschini per evidenziare lo stato di arretratezza degli stadi italiani

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò

Il presidente del Coni, Giovanni Malagò

Roma, 19 dicembre 2020 - "Rinnoviamo gli stadi italiani". Questo l'Sos lanciato da Giovanni Malagò, Gabriele Gravina e Paolo Dal Pino nei confronti del Governo. Un problema, quello legato alle condizioni dei palcoscenici del calcio nostrano, non di oggi. Eppure la questione viene spesso e volentieri trascurata. Ecco perché i presidenti di Coni, Figc e Lega Serie A hanno voluto inviare nella mattinata odierna una lettera al premier Conte e ai ministri Gualtieri, Spadafora e Franceschini per evidenziare appunto lo stato di arretratezza delle infrastrutture sportive del Paese rispetto al contesto europeo.

"Meno autorità coinvolte"

La comunicazione è stata peraltro accompagnata dal Rapporto Monitor Deloitte, attraverso il quale vengono proposte le azioni ritenute fondamentali per avviare le opere di rinnovamento degli stadi in Italia, senza che vi sia alcuna richiesta di fondi per questi interventi, che invece servono proprio per ridurre le barriere agli investimenti privati. In particolare, Malagò, Gravina e Dal Pino puntano in primis sulla riduzione del numero di autorità competenti (attualmente sei) coinvolte nel processo autorizzativo, così da allinearsi alle best practice di mercato, come la Germania, dove le autorità a entrare in ballo sono una, massimo due a seconda dei casi). 

Le altre richieste

Non solo le autorità, ma anche le fasi previste dall’iter autorizzative, secondo i tre presidenti, dovrebbero essere diminuite: sette sono troppe e si dovrebbe scendere, se non alle due previste dal sistema tedesco, almeno a cinque, ossia la media europea. Infine, ecco la richiesta di rimuovere i vincoli legislativi relativi alla destinazione d’uso delle strutture, in particolare per quanto riguarda il divieto ex-ante di prevedere opere residenziali (limite presente esclusivamente in Italia).

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