Mercoledì 24 Aprile 2024

Napoli, Spalletti ora è il rivoluzionario anti-tabù. I segreti? Idee, fantasia e ingegno

Da 'perdente di successo' a pericolo numero 1 per le big europee in corsa per la Champions: la parabola di Big Luciano sulle ali della coppia record Osimhen-Kvara

Spalletti e Osimhen (Ansa)

Spalletti e Osimhen (Ansa)

Napoli, 16 marzo 2023 - In fondo, Luciano Spalletti e la Champions hanno un feeling particolare. Eh sì, perchè il 'perdente di successo', ultimo di una stirpe che, prima di una veemente riscossa scudettata e intrisa di Coppe -   da Sven Goran Eriksson a Re Carlo Ancelotti –  aveva abbracciato nomi scolpiti nel pallone, ha uno di quei record che, scava, scava, non è poi così invidiabile. No, non lo è se non nelle sacre stanze dei presidenti di club, dove il piazzamento Champions in campionato vale più di qualche trofeo. Questione di feeling (con la grana) direbbe Cocciante. Il record di Big Luciano recita: nessuno come lui ha centrato così spesso (9 volte) la zona Champions tra i tecnici che non hanno mai vinto uno scudetto in Italia. Record poco lusinghiero dal punto di vista trofeistico, in effetti. E adesso, invece – oltre al dargli finalmente del 'vincente di successo' -  possiamo paragonarlo a una specie di Roberspierre del pallone.

Un rivoluzionario che ha infranto tutti i tabù e i luoghi comuni del nostro pallone. Il primo: si vince con i giocatori più forti. E' vero, ma a lui hanno venduto o lasciato andare, in una difficile estate di contestazione tifosa, Insigne, Fabian Ruiz, Ospina, Koulibaly, Mertens. Il secondo: non si vince con i rincalzi. Mario Rui, Juan Jesus scarti della Roma. Meret tra color che son sospesi nell'indecisione tra essere protagonisti o comparse. Lobotka, trattato da pallido rincalzo nella gestione Gattuso e ora il nuovo Pizarro spallettiano. O Lozano, mai così presente, cattivo e tagliente in questi anni di Napoli. E vogliamo parlare del Politano che ha riconquistato la Nazionale? O di Zielinski e Di Lorenzo mai visti a questi livelli?

Il terzo: col bel gioco non si vince. Nello squallido spettacolo estetico del nostro torneo, il calcio di Spalletti è la spada laser di Star Wars.  E il suo cachemire tattico è la La La Land del pallone. Il Napoli ha incantato il mondo, incassato i complimenti degli Jedi del pallone – da Guardiola a Klopp – e ha un solo paradossale limite: non è in grado di giocare male, sporco. Come si diceva una volta: 'all'italiana'. Il quarto: chi più spende più vince. Falso. Il Napoli è passato dai 110 milioni di tetto ingaggio della scorsa stagione ai 79 di quella attuale. Un taglio di 31 milioni per ritrovarsi con 18 punti di vantaggio sulla seconda in classifica e nei quarti di Champions per la prima volta nella storia. Segno che le idee, la fantasia, l'ingegno, a volte superano ogni barriera.

E poi ci sono loro, Kvara e Osimhen a quota 53 tra assist e gol: 23 reti Osimhen con 4 assist, 13 volte a segno con 13 assist all'attivo Kvara. Roba da pazzi. E cioè la metà degli 85 gol segnati dal Napoli in questa stagione. E vacillano le quote dei bookmaker per 'quota 100' in stagione, così come inizia a scricchiolare quella per il record di Immobile e Higuain, 36 gol in stagione. I quotisti di Snai hanno piazzato a 50 volte la posta i 37 (o più gol) di Victor, ma se l'andazzo è questo ecco che crollerebbe un altro straordinario muro. L'ennesimo di questa magnifica avventura spallettiana.