Giovedì 18 Aprile 2024

Serie A, Juventus: garanzia Allegri. Il rilancio passa da Dybala

Signora 'Loca': terzo cambio in panchina in tre anni e nuove gerachie in campo. È Chiesa l'arma in più per tornare a vincere

Juventus, Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala (Ansa)

Juventus, Cristiano Ronaldo e Paulo Dybala (Ansa)

Che sia di 'corto muso' o meno, la Juve ha un obiettivo chiaro e pressante: vincere e ricucirsi subito lo scudetto sulla maglia, dopo una stagione che si fatica a non definire destabilizzante, passata tra mille incertezze a vedere involarsi l’Inter di Conte. La Coppa Italia e la Supercoppa sono state per i bianconeri il minimo sindacale dei trionfi nell’era breve di Pirlo, ma probabilmente molto meno: ed ecco Allegri a riportare allora vecchie sicurezze, mentre il sogno Champions rimane in stand-by visto poi quanto viaggiano in campo (e sul mercato) le primissime big d’Europa, dal Psg in giù.

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L’apparente restaurazione della Signora ha in realtà alcuni tratti della rivoluzione. Perché il ritorno di Max in panchina dopo due anni coincide con l’addio del ds Paratici, volato a Londra sponda Tottenham per fare spazio a Cherubini, e pure le condizioni di contorno sono cambiate: impossibile ricomporre gli equilibri di un tempo, molto più consigliabile costruirne di nuovi in un calcio che muta in fretta. Serve l’immediata redenzione dopo che le missioni idealistiche di Sarri e Pirlo hanno cozzato contro la granitica realtà dell’obbligo della vittoria e una concorrenza sempre più temibile.

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Allegri va al sodo: al suo arrivo ha subito fatto la richiesta 'coram populo' di un CR7 diverso, con una "maggiore responsabilità". Facile leggere in filigrana a questa esigenza un vero ammonimento a Cristiano, chiamato a sacrificarsi maggiormente in campo senza pensare solo ai gol, che per altro non ha mai fatto mancare. Ed è pure prevedibile che il portoghese - al centro di roventi piste di mercato mentre andiamo in stampa, la più fondata quella del Psg - rientri in una più ampia rotazione in attacco, in una sostanziale assenza di gerarchie con Chiesa, Morata, Kulusevski, Cuadrado e Dybala. Proprio la "Joya" è chiamata al riscatto dopo un’annata grigio scura, e potrebbe rivelarsi l’arma in più nella scalata alla vetta perduta. Il tecnico potrebbe schierarlo da trequartista di fatto (Max ama chiamarlo "tuttocampista", ama vederlo creare fuori dall’area) in un 4-2-3-1 che rappresenta più di una possibilità in luogo del 4-3-3 e che subito porta i tifosi a ricordare la stagione arrembante conclusasi con l’amara finale di Cardiff.

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In mezzo arriva Locatelli, con il suo carico di classe e l’aura splendente di campione d’Europa: non potrà che giovarsene, la Signora, rimasta un paio di stagioni a cercare un playmaker propriamente detto. Ora c’è e gli alibi si azzerano nuovamente, come si conviene a chi è condannato, per blasone e fatturati, a stare davanti. La difesa, poi, nonostante la partenza di Demiral non dovrebbe temere alcunché visto che Bonucci e Chiellini, in azzurro, hanno dimostrato nuovamente di appartenere al club dei grandissimi, tanto da rendere De Ligt quasi una seconda linea.

Se poi Chiesa dovesse confermarsi quello visto con la Nazionale, davvero questa Juve potrebbe far saltare il banco da subito. I tifosi acclamano le sue sgroppate, i suoi strappi, i suoi tiri violenti, al veleno. Altro che ideali geometrie, questo è il "bel gioco" che chiede il popolo juventino.

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