Serie A, i 5 giocatori su cui puntare alla ripresa

Una grande chance di ritrovare spazio e gloria per alcuni giocatori fin qui rimasti troppo sotto la soglia delle aspettative

Rafael Leao, 2 gol con il Milan in questo campionato

Rafael Leao, 2 gol con il Milan in questo campionato

Bologna, 9 giugno 2020 - Cinque giocatori per cinque cambi. Dopo tre lunghissimi mesi di letargo causa Coronavirus, la Serie A riparte il 19 giugno con un format più concentrato e panchine più lunghe. Saranno cinque, infatti, le sostituzioni previste dal regolamento ritoccato per l'inedita circostanza: una grande chance di ritrovare spazio e gloria per alcuni giocatori fin qui rimasti troppo sotto la soglia delle aspettative. In rigoroso rispetto del modello Hornby, abbiamo selezionato cinque interpreti in rampa di rilancio.  

Bernardeschi (Juventus)

Diciotto presenze, zero gol e zero assist. Con un'ostinazione alla Vasco, Sarri ce l'ha messa tutta per trovargli un senso (esterno, trequartista, mezzala) e alla fine si è convinto che la collocazione giusta fosse da un'altra parte: in panchina. Nonostante il primo posto parimerito con De Sciglio nella speciale classifica 'Non l'avrei mai detto che il Barcellona sarebbe arrivato a tanto', il 2020 ha riservato a Bernardeschi soltanto le briciole in campo. Ma la Champions e la panchina dilatata possono ridare nuovo slancio al ragazzo in campionato. Intanto è arrivato il prestigioso ingresso nella Roc Natios Sport, l'agenzia di management fondata dal rapper Jay-Z. Basterà a fargli cambiare musica?

Eriksen (Inter) 

Gioiello del mercato invernale di Marotta, il danese è stato accolto da re all'Inter. Drappi, cavalleria schierata, musicanti e tappeto rosso alla Pinetina: ma dopo l'ingresso (in campo), il nulla, o quasi. Nel 3-5-2 di Antonio Conte, il danese si trova a suo agio come Donald Trump al compleanno di Greta Tunberg. Ma l'investimento è stato importante, quindi il matrimonio tattico s'ha da fare. Certo, l'ex Tottenham dovrà ripartire con un'altra marcia, dimenticando le libertà pochettiniane e votandosi alle fatiche del nuovo corso. Posa la corona e indossa l'armatura, caro Christian. Perché al tecnico nerazzurro non basta il nome (non sarebbe altrimenti mai esistita l'epopea Giaccherini). Perché, come diceva Tywin Lannister, "chiunque dica 'io sono il re', non è un vero re". 

Leao (Milan) 

Nasce ad Almada, in arabo 'la miniera', il 10 giugno 1999, pochi giorni dopo la vittoria dello scudetto da parte del Milan di Zaccheroni. Premesse che fanno inevitabilmente gridare al predestinato. Grandi attese legittimate dal prezzo (qualcosa attorno ai 35 milioni) e rinfocolate dal pur inutile ma splendido gol segnato a fine settembre alla Fiorentina, con il vaso Giampaolo che sta per traboccare. La fiducia di Pioli e l'arrivo di Ibrahimovic sembrano le condizioni perfette per far sbocciare il ragazzino. Eppur non si muove. A Milanello sperano che la lunga pausa sia stata per lui di riflessioni e che il portone chiuso con lo stramaledetto infortunio del dio svedese, spalanchi la porta per questo Leao fin qui davvero poco meravigliao.

Mertens (Napoli) 

Ciro l'immortale, è lui. Il belga, dai tifosi naturalizzato napoletano, sembrava dovesse andarsene al tramonto di questa stagione. Il rapporto con De Laurentiis ormai logoro, l'occhiolino dell'Inter, la voglia, dopo 8 anni, di nuovi orizzonti oltre il Vesuvio. Ma l'arrivo di Gattuso ha stravolto un finale già apparecchiato. Scurdammoce 'o passato (recente): riportato al centro del villaggio azzurro, Dries ha risposto con 2 gol e 2 assist a febbraio. Il Napoli riparte da lui, da quel suo calcio sorrisi e creazioni, dalla sua voglia di riaccendere un popolo che lo ha adottato. Gli manca un gol per staccare Hamsik sulla cima della Storia: 121 entrambi, uno in più di Maradona. L'operazione rilancio era già cominciata: ora può diventare epica.

Cutrone (Fiorentina)

E' stato uno dei grandi colpi del mercato di gennaio, quando la Fiorentina l'ha prelevato dal Wolverhampton con un'operazione da 20 milioni. Portatore sano di adrenalina, l'ei fu 'the new Pippo Inzaghi' deve ritrovare, però, la vista da predatore d'area, appannata da mesi non semplicissimi in Premier. Una sola rete con la maglia viola, in Coppa Italia, poi l'incubo del Coronavirus. "Ho avuto davvero paura", ha confidato una volta guarito. Avrà una voglia matta di normalità, il nostro Patrick: quale medicina migliore di una bella corsa a braccia aperte sotto la Fiesole?