Martedì 23 Aprile 2024

Serie A a 18 squadre, playoff e meno stranieri: ma si farà mai?

La riforma dei campionati è sempre sul tavolo delle istituzioni: nessuno però ci mette mai mano. Ma forse ora non è più rinviabile

Gravina, presidente della Figc

Gravina, presidente della Figc

Roma, 15 marzo 2023 - Riforma dei campionati. Tre parole magiche che tornano ciclicamente a ogni appuntamento elettorale ma che poi nessuno concretamente fa. Ma in cosa consiste? L’idea di partenza è quella di decongestionare un calendario con troppe gare e di rendere il calcio più sostenibile, soprattutto nelle serie minori. Ma qual è il modello al quale ci si vuole ispirare. Il punto di partenza è ovviamente la serie A. I grandi club chiedono una riduzione a 18, sia perchè negli ultimi anni la classifica si è enormemente allungata rendendo problematica la parte finale di stagione, sia perchè l’aumento delle gare e degli impegni internazionali mette i top club nelle condizioni di non reggere il calendario.

E dove tagliare? Ovviamente alla base... I sostenitori di questo taglio portano ad esempio la Bundesliga, da sempre a 18 squadre, e la decisione della Ligue 1 francese di ridurre quest’anno da 20 a 18 squadre (infatti ci saranno 4 retrocessioni a fronte di due promozioni) il proprio campionato. Liga e Premier, non precisamente gli ultimi campionati al mondo, hanno un format a 20. La possibile introduzione di playoff e playout è un’altra ipotesi cui lavora la serie A: gli esperimenti in B e C sono stati incoraggianti in termini di interesse (e quindi di incassi) e allungare la stagione di altre gare è sicuramente una prospettiva cara ai top club.

La tesi delle ultime che si staccano non regge in B, dove la classifica è cortissima: il campionato degli italiani è sempre stato, tranne una eccezione, a 20 squadre e non ha il problema delle coppe europee: difficile quindi sostenere la necessità di cambiare format. Discorso diverso in C: il numero di club professionistici potrebbe andare incontro a una riduzione. Il neopresidente della Lega di C Matteo Marani sicuramente porterà una ventata di cambiamento: i playoff finali per la promozione sono una maratona esasperante, la sostenibilità dei club a volte è messa a dura prova (ma molto meno che in passato). Probabile che si vada verso una riduzione delle squadre o forse anche dei gironi, più improbabile è l’ipotesi ventilata da qualcuno di un campionato semiprofessionistico tra la C e la D.

L’unico format cui nessuno vuole mettere mano è quello della Coppa Italia: il peggiore di tutti. Ghettizzata nelle notti nebbiose e gelide di gennaio, impoverita dalle difficoltà oggettive dei piccoli club a farsi strada, privata della poesia delle partite negli stadi di provincia, dove si può giocare solo nelle prime fasi e mai incontri di cartello. Ultimo nodo della riforma, ma il più delicato, è quello della valorizzazione dei giocatori eleggibili per la nazionale: se in Italia non si trova più un centravanti, forse un motivo c’è.