Mercoledì 24 Aprile 2024

Premio Bearzot, arbitro Maresca: "Il Var ha cambiato l'arbitro. E sul tempo effettivo..."

Il fischietto italiano è stato interpellato sull'impatto che ha avuto il Var sulla classe arbitrale e sull'ipotesi dell'introduzione del tempo effettivo

Fabio Maresca (Ansa)

Fabio Maresca (Ansa)

Napoli, 24 marzo 2023 - "Il Var ha cambiato la figura dell'arbitro". Fabio Maresca, fischietto tra i più conosciuti in Italia, ha espresso qualche opinione su come la struttura di supporto tecnologica abbia modificato il lavoro dell'arbitro nel calcio. Il direttore di gara, presente alla premiazione durante la cerimonia del Premio Bearzot a Napoli, ha poi parlato anche del tempo effettivo e di come, attualmente, viene gestito il cronometro da parte della terna arbitrale. Tutti temi molto attuali e che, spesso, infiammano le discussioni tra tifosi e appassionati, i quali vorrebbero, inoltre, che gli arbitri si esponessero maggiormente dal punto di vista mediatico per spiegare le loro decisioni.

Le dichiarazioni di Maresca sul Var

Fabio Maresca ha ritirato il premio intitolato a Stefano Farina e vinto da Daniele Doveri, arbitro proveniente da Roma 1, assente per motivazioni legate ai suoi impegni con la Uefa, che gli hanno impedito di essere presente in prima persona. Il direttore di gara della sezione di Napoli, dunque, ha preso le sue veci e ha rilasciato qualche dichiarazione a margine dell'evento. Uno dei temi trattati è stato quello relativo all'introduzione e all'utilizzo del Var (Video Assistant Referee), introdotto in Italia per la prima volta nelle fasi finali del Campionato Primavera del 2016 - 2017, a partire dai quarti di finale. La tecnologia video a supporto della terna arbitrale è stata poi estesa anche alla Serie A e alla Coppa Italia: in campionato esordì nella stagione 2017/2018, quando fu utilizzato per la prima volta nella sfida tra Juventus e Cagliari, occasione nella quale venne assegnato un calcio di rigore ai sardi, poi parato da Gianluigi Buffon, che all'epoca presidiava ancora i pali della Vecchia Signora. Da quel momento in poi, il Var ha modificato e di molto la vita degli arbitri in campo. Con il supporto della tecnologia e la possibilità di riguardare eventi chiave della partita, come ad esempio falli di mano o contatti sospetti in area di rigore, gli errori sono notevolmente diminuiti, nonostante le polemiche continuino spesso a divampare tra tifosi delle diverse squadre. Maresca ha espresso la sua opinione: "Il Var ha cambiato la figura dell'arbitro. Noi siamo nati per difendere fino all'ultimo le decisioni che prendiamo in campo. Oggi, invece, sappiamo che c'è un margine di pochi secondi nei quali quella nostra stessa decisione può essere rivista e cambiata. Questo, però, non credo abbia depotenziato la figura carismatica del direttore di gara, che rimane sempre centrale nel contesto di una partita. Certo, il Var rappresenta un grande aiuto tecnologico per noi". Il direttore di gara proveniente dal capoluogo campano ha poi posto, senza mezzi termini e con molta schiettezza, una domanda rivolta a tutti i calciatori: "Chiedo a tutti i giocatori: perché protestare mentre noi procediamo ad osservare le immagini provenienti dalla sala Var? Basta semplicemente attendere". Una delle scene più "inflazionate" del calcio moderno, infatti, vede i vari calciatori in campo lamentarsi e chiedere continuamente informazioni ai direttori di gara durante i check del Var: una situazione che mette in difficoltà la terna arbitrale durante il colloquio con i colleghi.

Le dichiarazioni di Maresca sul gioco effettivo

Fabio Maresca è stato poi interrogato sulla possibile introduzione del gioco effettivo nel mondo del calcio. In tantissimi, infatti, sia tra gli appassionati che tra gli addetti ai lavori, si chiedono se non sia giunto il momento per il calcio di accogliere a braccia aperte la modifica regolamentare che impatterebbe maggiormente in assoluto sulla percezione e sulle modalità di gioco in questo sport. Sessanta minuti effettivi o settanta minuti effettivi, due tempi da trenta minuti ciascuno, anziché gli attuali novanta minuti suddivisi in due tempi da quarantacinque: le proposte si sprecano, ma finora la Fifa non si è mai lanciata troppo in là con le sperimentazioni. Questa è l'idea che l'arbitro italiano si è fatto in merito: "Il gioco effettivo è uno degli obiettivi che il calcio si pone in generale e lo è anche per noi arbitri. Sono tanti gli strumenti sui quali si può lavorare: noi attualmente cronometriamo i secondi e i minuti che intercorrono nei tempi morti di una partita, per aumentare quelli di gioco della gara". L'eventuale introduzione del tempo effettivo stravolgerebbe il gioco del calcio. Ad oggi, la media di minuti giocati a partita nel campionato italiano è di 54 minuti e 30 secondi, molto vicina a quella soglia dei 60 minuti effettivi che, i più, credono possa rappresentare il giusto compromesso per portare all'inserimento di questa regola. Niente più perdite di tempo, palloni allontanati per evitare di calciare velocemente una rimessa laterale o un calcio di punizione, nessun falso infortunio o dolore dopo un contrasto negli ultimi dieci minuti di un match: i vantaggi, in questo senso, sarebbero davvero tanti e di spessore. Di contro, una sfida potrebbe allungarsi ben oltre la durata di un classico evento calcistico attuale, che solitamente non va oltre le due ore in una partita che non prevede tempi supplementari e calci di rigore. Un match con molte interruzioni, per infortuni o per un gioco in generale spezzetato, potrebbe creare dei problemi da questo punto di vista.

Gli arbitri e il rapporto con i calciatori

Un altro fattore che spesso è al centro dell'attenzione, riguarda il rapporto tra i direttori di gara e i protagonisti in campo. Liti, diverbi, risate e a volte qualche abbraccio: sul terreno di gioco succede un po' di tutto, ma quel tutto si ferma lì, sul prato verde. A confermarlo è proprio Fabio Maresca, che, in chiusura al suo intervento durante il Premio Bearzot, ha parlato del rapporto che intercorre tra egli e i calciatori: "Le relazioni tra di noi si esauriscono quando si lascia lo stadio. Il rapporto che si crea, arbitrando gli stessi calciatori dopo circa dieci anni di carriera, è chiaramente differente rispetto a quello che c'è nelle prime partite. Ma la stima e il rispetto che c'è tra le due categorie è davvero enorme". Quel che succede in campo, dunque, resta in campo. Fuori dagli impianti, i rapporti tornano ad azzerarsi, complice anche la necessità di rimanere professionali e distaccati. Leggi anche: Premio Bearzot a Spalletti. De Laurentiis: "Resterà con noi" GABRIELE SINI