Giovedì 18 Aprile 2024

Napoli, Spalletti vuole aprire un ciclo vincente in azzurro. Prima però c'è il Milan

Il tecnico azzurro non vede un futuro lontano dal capoluogo campano. Emergenza offensiva in vista di San Siro: l'ultima idea è Kvara centrale

Luciano Spalletti (Ansa)

Luciano Spalletti (Ansa)

Napoli, 10 aprile 2023 - Dopo le conferme arrivate a più riprese dalla bocca di Aurelio De Laurentiis, Luciano Spalletti sembrava caduto in un insolito silenzio che pareva quasi minacciare il prosieguo della sua avventura al Napoli. Invece no: l'intenzione del tecnico toscano è aprire un ciclo vincente alla guida degli azzurri.

Rinnovo? Sì, ma con calma

Dichiarazioni esplicite del diretto interessato non ne sono ancora arrivate, ma le indicazioni vanno tutte verso questa direzione solo all'apparenza scontata. Certo, appannaggio del club partenopeo esiste un'opzione unilaterale per prolungare il sodalizio fino a giugno 2024, ma dopo una stagione del genere, tra l'altro ancora in divenire, ridurre il nuovo matrimonio all'applicazione di una postilla predefinita sembra riduttivo e svilente. Lo sa bene De Laurentiis, il primo tra tutti gli attori in causa a spingere ovviamente verso il prolungamento del sodalizio più vincente della sua gestione: sodalizio che, a meno di crolli sempre più improbabili, porterà al terzo scudetto del Napoli e magari anche a qualcosa di interessante in ottica Champions League, competizione dove è stato già ritoccato il miglior piazzamento di sempre degli azzurri grazie al pass per i quarti di finale. Proprio questa doppia tappa, con il Milan da sfidare due volte nel giro di pochi giorni, sta di fatto catalizzando tutte le attenzioni dello stesso Spalletti, che ha dichiarato a chiare lettere di non voler sentir parlare di rinnovo prima che passi almeno un mese, quello che verosimilmente emetterà i verdetti definitivi. Si comincerà dal tricolore e poi, chissà, magari anche da qualcosa di interessante in ambito continentale: un banchetto così ghiotto da evitare qualsiasi distrazione. Senza contare che la marcia di avvicinamento a questi appuntamenti clou è tutt'altro che serena, con la gravissima emergenza offensiva che sta scombinando tutti i piani del tecnico toscano.

Kvara punta centrale?

  All'assenza ormai quasi certa di Victor Osimhen si sta aggiungendo il forfait praticamente del resto della batteria delle prime punte: Giovanni Simeone si è fermato nella gara contro il Lecce, mentre Giacomo Raspadori sta di fatto di nuovo lavorando a parte a causa di una condizione fisica non all'altezza di ciò che attende il Napoli nel futuro più vicino. Questi sono quei casi in cui il lavoro degli allenatori, paradossalmente, diventa quasi più semplice seppur in un contesto complicatissimo. Senza più risorse si dà voce all'ingegno e ci si affida agli elementi più qualitativi. I primi esperimenti lasciavano pensare allo spostamento al centro di uno tra Hirving Lozano e Matteo Politano: una sorta di ritorno a quell'attacco dei 'piccoletti' che aveva fatto le fortune della gestione di Maurizio Sarri, quella che ha fatto da faro a tutti i suoi successori. Chi in maniera celata e chi invece citando apertamente l'attuale allenatore della Lazio, ma ogni tecnico passato da allora dalle parti di Castel Volturno ha mutuato qualcosa di quel progetto tanto bello quanto non vincente se si considera il solo palmares. Spalletti si piazza probabilmente nel mezzo ma, mai come stavolta, non c'è alcuna voglia di 'copiare' Sarri. Dirottare un esterno al centro del tridente sarà una scelta forzata se nessuna delle prime punte di ruolo dovesse recuperare per mercoledì sera, giorno dell'andata dei quarti di finale di Champions League. L'ultima idea porta al nome più talentuoso della rosa e, forse, più avvezzo alla fase realizzativa: Khvicha Kvaratskhelia. Il georgiano è stato provato al centro dell'attacco, ma guai a tirare fuori il precedente di Dries Mertens, che proprio in una fase di emergenza del genere si riscoprì bomber implacabile fino a diventare il miglior marcatore della storia del Napoli. Il numero 77 ha una fisicità ben diversa da quella del folletto belga, col quale però condivide la magia nata fin da subito con la piazza: un legame quasi di sangue che potrebbe vivere un ulteriore momento di estasi qualora l'ultima idea di Spalletti dovesse rivelarsi vincente.

L'esempio di Ibra

  Dall'entusiasmo dell'allenatore di Certaldo nel modellare una rosa dall'età media molto bassa e vicina già a raccogliere i primi successi si percepisce la voglia neanche tanto celata di aprire un ciclo vincente. Senza tanti giri di parole Spalletti ha parlato di un roster di cui le potenzialità non sono ancora state totalmente esplorate: sia nei cosiddetti titolarissimi sia in quelle seconde linee che, per ovvi motivi, non hanno raccolto in questa stagione il minutaggio meritato. Dalla loro parte rema un futuro azzurro ma anche roseo e sempre nel segno del medesimo condottiero che, in quanto tale, non vuole lasciare da vincente. Zlatan Ibrahimovic, che un anno fa scacciò subito l'idea di ritirarsi dopo aver vinto lo scudetto con il suo Milan, in un certo senso fa scuola. Quello stesso Milan che a fine campionato si scucirà il tricolore dal petto per passarlo proprio al Napoli ma anche quello stesso Milan che però sarà molto meno arrendevole sul palcoscenico della Champions League, quello dove i giochi sono tutti aperti. Lo sa bene Spalletti, che mai come in questo periodo ormai vede solo rossonero: un tarlo, quasi un'ossessione almeno finché non sarà lavata via l'onta di quei quattro schiaffi subiti per mano della squadra di Stefano Pioli appena pochi giorni fa. Una sconfitta che nell'ottica di un campionato ormai già ben indirizzato è stata quasi indolore, ma che potrebbe presentare il conto in Champions League: in un senso o nell'altro. Delle due l'una: o il Napoli si riscatterà ripagando i rossoneri con la stessa moneta opppure si scoprirà di nuovo vulnerabile sotto i colpi di Rafael Leao e compagni. E qui si torna all'idea delle ultime ore, quella che vede Kvara punta centrale: magari anche un modo per consentire al georgiano di riscattarsi agli occhi dell'omologo (e amico) portoghese, vero mattatore della recente sfida del Maradona. Insomma, nella testa di Spalletti c'è una fucina sempre accesa di idee che ha un solo comune denominatore: il bene del suo Napoli, l'unico pensiero fisso del tecnico di Certaldo.

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