Napoli, tutti a processo dopo la sconfitta con il Milan

Pesano come macigni le parole di Gattuso, che accusa la sua squadra di scarso spirito di gruppo nei momenti difficili della partite

Gennaro Gattuso (Ansa)

Gennaro Gattuso (Ansa)

Napoli, 23 novembre 2020 - Tanto tuonò che piovve: il Napoli perde malamente (almeno nel risultato) contro il Milan e il più arrabbiato di tutti è Gennaro Gattuso che, a quasi un anno dal suo insediamento sulla panchina azzurra, comincia a notare una triste e preoccupante costante.

Le accuse di Ringhio

Secondo il tecnico calabrese i partenopei spesso si sfaldano negli appuntamenti più attesi, com'era appunto quello contro i lanciatissimi rossoneri, imbattuti da ben 20 turni di campionato. Forse il 3-1 finale è stato fin troppo severo per i padroni di casa, ma se a parlare così è chi vive lo spogliatoio in maniera quotidiana, c'è da cogliere un allarme che sembra andare ben al di là delle assenze e dei singoli. Già, i singoli: nel 'j'accuse' di Ringhio ci finisce proprio lo scarso spirito di gruppo da lui avvertito quando il gioco si fa (o almeno dovrebbe farsi) duro. In quei momenti Gattuso nota troppi individualismi, con in particolare qualche elemento (Insigne e Koulibaly?) accusato di spendere troppe energie per polemizzare con avversari e compagni anziché pensare al bene collettivo. Risultati alla mano, possibile che il fenomeno si palesi maggiormente al San Paolo, dove evidentemente qualche senatore si sente fin troppo a casa e a proprio agio: vista l'assenza di pubblico, forse solo così si possono spiegare le 3 sconfitte consecutive al San Paolo, evento che non si verificava addirittura dalla lontanissima era Mazzarri. Da allora il mondo Napoli si è totalmente rivoluzionato, con i cambiamenti maggiori che sono avvenuti nell'ultimo tribolatissimo anno: cambiamenti sui quali evidentemente c'è da fare più di una riflessione.

Singoli e modulo nel mirino delle critiche

Innanzitutto il modulo: senza Osimhen il 4-2-3-1 perde la propria ragione d'essere, specialmente se l'unica punta deve essere un Mertens che, a dispetto del ritorno al gol dopo un lungo digiuno, non è più quello col killer instinct plasmato da Sarri. Non è un caso che solo con l'ingresso di Petagna gli azzurri si siano resi realmente pericolosi nella ripresa: il tutto nonostante l'uomo in meno. Poi i singoli: Meret non è Ospina, soprattutto per quanto riguarda i piedi e quindi far cominciare l'azione dal basso contro il Milan si è rivelato un clamoroso autogol. Discorso analogo per Manolas, ormai l'ombra di Koulibaly e non in senso buono: se uno dei due naufraga, l'altro lo segue a ruota senza alcuna possibilità di raddrizzare la barra. Insomma, l'intesa tra i due c'è ma sicuramente dalle parti di Castel Volturno non la intendevano proprio così.

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