Lunedì 22 Aprile 2024

Napoli, Milik nuovo faro dell'attacco azzurro

Il polacco, al quarto gol consecutivo da titolare in Serie A, ha archiviato la sfortuna del passato ed è pronto a caricarsi sulle spalle la squadra partenopea

Arkadiusz Milik, 24 anni

Arkadiusz Milik, 24 anni

Napoli, 20 agosto 2018 - Dopo appena una giornata di campionato è presto per emettere verdetti, ma il Napoli può già coccolarsi il suo nuovo bomber che sembra aver finalmente saldato il conto con la malasorte. STAFFETTA IN VISTA? - Naturalmente il diretto interessato, Arkadiusz Milik, può lasciarsi andare agli scongiuri del caso, perché in effetti la sua stagione nera è l'autunno: basti pensare ai gravi infortuni a entrambe le ginocchia accorsi a ottobre 2016 prima e settembre 2017 poi, con conseguenti gravi rallentamenti alla sua avventura campana. Intanto il Napoli assorbiva abbastanza bene le botte grazie all'exploit di Dries Mertens, mister 56 gol in due anni. Abbastanza perché in determinate partite più chiuse, o semplicemente quando il belga ha attraversato periodi di calo, i partenopei si sono spesso ritrovati senza alternative tattiche atte a scardinare le difese più coriacee. La musica in questa stagione sembra cambiata, tant'è vero che il rischio per Carlo Ancelotti è un po' l'opposto: un ballottaggio perenne tra Milik e Mertens. Chiamiamolo rischio, perché in realtà è solo la normale abbondanza di una squadra che vuole essere competitiva su tre fronti. LA SVOLTA OPERAIA - Al momento il polacco è avanti al belga nelle gerarchie e non potrebbe essere altrimenti. All'orizzonte poi c'è quel Milan che due anni fa, nella gara del debutto in Serie A, fu castigato per due volte dal numero 99 azzurro, che stavolta di fronte si ritroverà quell'Higuain dal quale ha raccolto il testimone. O almeno ci ha provato, prima dell'accanimento della malasorte sulle sue ginocchia. Adesso tutto questo appartiene al passato: il presente parla di un Napoli che pende dal mancino di Milik, dalle sue sponde, dagli attacchi alla profondità e dalle incornate facilitate dal gioco più offensivo dei terzini azzurri. In un certo senso il credo tattico di Ancelotti, molto più semplice e immediato di quello di Maurizio Sarri, rema proprio dalla parte del polacco, uno che in attacco sa fare tutto forse senza picchi di eccellenza. Poco male, perché anche dalla linea seguita dai partenopei sul mercato, rinunciando ai grandi botti dai nomi roboanti nell'estate di Cristiano Ronaldo alla Juventus, si intuisce quale sia il nuovo corso di un Napoli probabilmente più operaio e meno individualista del passato. Pochi fronzoli e tanta sostanza per una squadra che non insegue più record personali e collettivi, ma (almeno) un trofeo che possa finalmente coronare il lavoro degli ultimi anni.