Milan, closing senza fine. I retroscena fra ritardi e bugie

Tutte le tappe della trattativa. La rabbia di Berlusconi: "O i soldi o tengo il club"

Silvio Berlusconi (Ansa)

Silvio Berlusconi (Ansa)

Milano, 2 marzo 2017 - SIAMO di fronte a Totò con l’affare della Fontana di Trevi oppure ad una serie di sfortunate coincidenze che hanno portato a questa situazione paradossale? C’è circa un mese per dare risposta alla domanda che attanaglia i pensieri dei tifosi del Milan e, arrivati a questo punto, anche di Fininvest. «O arrivano i soldi oppure mi tengo il Milan» avrebbe confidato Berlusconi - apparso spazientito di fronte all’ennesima richiesta di rinvio - al suo cerchio magico di Arcore: gli advisor sono al lavoro per stilare postille e clausole per garantire alla Sino-Europe Sports un altro mese di tempo (date possibili: 30 marzo o 7 aprile) in cambio di 100 milioni, terza caparra. La domanda a questo punto è una sola: il capocordata di Ses Yonghong Li è un interlocutore credibile, un broker affidabile e solo omonimo di quel tale uscito fuori nei Panama Papers oppure è tutta un’oscura macchinazione con capitali misteriosi per provenienza e quantità? Mesi di parole, seguite da fatti discordanti.

LE PERPLESSITÀ. Nella lunga intervista a Yonghong Li dello scorso 22 dicembre, il capofila si era esposto in risposte univoche che ora - a riguardarle - hanno il sapore amaro di promesse non mantenute.

UNO. «Ses ha raccolto una quantità di capitali superiore rispetto all’importo dell’investimento». I fatti dicono il contrario. Dei 320 milioni che sarebbero da versare oggi a Fininvest ce ne sarebbero circa 200. Dove sono finiti gli altri soldi? Ufficialmente due investitori (probabilmente China Merchant Bank e Huarong) si sarebbero sfilati creando questo buco, ufficiosamente nessuno ha certezze che questi due colossi fossero davvero all’interno della cordata. La lista definitiva infatti non è ancora stati consegnata a Fininvest.

DUE. «Ses ha individuato una struttura alternativa di investimento, che risolverebbe il nodo rappresentato da mancate autorizzazioni». Il famoso ‘piano B’ annunciato e mai messo in atto. Ses negli ultimi mesi ha garantito di avere a disposizione dei conti offshore per evitare di dover chiedere le famose autorizzazioni al Governo di Pechino. Ed invece i soldi proverrebbero proprio dalla Cina, visto che l’argomento autorizzazioni per l’esportazione dei capitali pare essere tornato in auge.

TRE. «Rateizzazione? Tale possibilità non è né contemplata nell’accordo con Fininvest, né prevista dalle parti». E invece si sta materializzando proprio questa ipotesi: di 100 milioni in 100 milioni Ses sta scalando il Milan, puntando sulla chiara volontà di Fininvest di vendere un asset non più strategico e molto dispendioso. La gestione ordinaria del Milan infatti costa circa 8 milioni ogni mese.

QUATTRO. «Le istituzioni finanziarie cinesi sostengono attivamente gli investimenti cinesi all’estero». È ormai chiaro che le autorità cinesi siano contrarie a questa operazione e che il fondo parastatale Haixia (sempre che sia ancora all’interno di Ses) non possa in alcun modo aiutare. A questo vanno aggiunte le promesse di un mercato spettacolare per la prossima estate, con budget di 150 milioni: ingenuo anche solo pensarlo.