La Juventus, Sarri e il 'sarrismo'. Una scelta che divide

La forte ambizione del toscano ha convinto il tandem Agnelli-Paratici, ma non ha cancellato tutti gli scetticismi. Un allenatore arrivato tardi nel Gotha del calcio, ma protagonista di un'ascesa repentina

Maurizio Sarri (Ansa)

Maurizio Sarri (Ansa)

Torino, 16 giugno 2019 - Una telenovela lunga quasi un mese prima dell'ufficialità, arrivata nel primo pomeriggio: Maurizio Sarri è il nuovo allenatore della Juventus. Una scelta, quella del club bianconero, destinata a dividere. FAME E AMBIZIONE - Questo aspetto è un po' nel destino del tecnico toscano, personaggio arrivato tardi nel Gotha del calcio. Il discorso riguarda solo l'età anagrafica, perché per il resto l'ascesa di Sarri, che solo 8 anni fa allenava il Sorrento, è stata repentina: dalla promozione con l'Empoli all'exploit di Napoli, con gli azzurri a un passo dall'interrompere l'egemonia juventina, tra l'altro al ritmo di quel gioco che è diventato proverbiale. Il cosiddetto Sarrismo, ovvero la sublimazione della bellezza sul rettangolo verde, in contrapposizione all'essenzialità vincente che alberga a Torino: due filosofie diametralmente opposte che adesso si ricongiungeranno sotto i colori bianconeri, quelli con i quali l'ex impiegato di banca era andato più volte allo scontro (con tanto di esibizione di un dito medio). Colpa di un carattere fiero e spigoloso ma soprattutto della dichiarata fede napoletana che il tecnico toscano, nato all'ombra del Vesuvio grazie al lavoro del padre, non ha mai nascosto. Così come non è un segreto la fame che muove un allenatore ambizioso. Fame e ambizione: un connubio che ha stregato la Vecchia Signora, che lo scorso 29 maggio, in occasione della finale di Europa League tra Chelsea e Arsenal, ha potuto constatare quanto il Sarrismo si sia evoluto, diventando meno bello ma più vincente. IL PARALLELO CON MAIFREDI - Non solo il primo trofeo della carriera: nel suo anno londinese, l'ormai ex allenatore dei Blues ha anche sfatato il mito di non saper gestire i top player, riuscendo finalmente a mitigare un po' il suo integralismo tattico. Poche rotazioni all'interno della rosa, gioco psichedelico nel quale tutti (ma proprio tutti) gli ingranaggi devono funzionare alla perfezione e scarsa attitudine a reggere le pressioni: la scelta di Sarri alla guida della Juve a molti ricorda quella di Gigi Maifredi nei primi anni '90. Poi c'è chi nel toscano individua il vero ingrediente che è mancato ai bianconeri in ambito europeo: quella fame che neanche Cristiano Ronaldo è riuscito a portare. Chissà che non ce la faccia un allenatore che fino a 5 anni fa militava in Serie D. Sarri, l'uomo delle contraddizioni: l'umile-ambizioso tramite il quale il tandem Agnelli-Paratici spera di sfatare il tabù Champions League.