Giovedì 18 Aprile 2024

Juventus-Real Madrid in tv, dove vedere in chiaro la finale di Champions

I bianconeri ci credono. Anche Paolo Rossi stregato dalla Signora: "Da Berlino è cambiato tutto. Allegri e Alves le armi in più" Rivivi qui la diretta della partita Juve-Real, i pronostici dei grandi ex

Gianluigi Buffon durante l'allenamento in vista della finale di Champions (Lapresse)

Gianluigi Buffon durante l'allenamento in vista della finale di Champions (Lapresse)

Cardiff, 3 giugno 2017 - L'attesa è finita: questa sera a Cardiff si giocherà la finale di Champions 2017 tra Juventus e Real Madrid. Al National Stadium of Wales si registra il tutto esaurito, ma per chi è rimasto a casa ci sarà comunque la possibilità di seguire in diretta tv o in streaming la partita-evento. Fischio d'inizio alle 20.45 (ora italiana), il match sarà trasmesso da Mediaset: in chiaro su Canale 5. Su Premium, oltre alla telecronaca da tifoso di Antonio Paolino, sarà visibile anche in 4K con la telecronaca di Massimo Callegari e Aldo Serena.

TIFOSI STADIO_23188992_195628

Rivivi qui la diretta della partita 

Juve-Real, l'eurogol di Mandzukic (Ansa)
Juve-Real, l'eurogol di Mandzukic (Ansa)

LA JUVE CI CREDE - I bianconeri sono arrivati ieri nella città gallese. "Per me, per noi, l'unica cosa che conta è cercare di portare la Champions a casa", dice il portierone Gigi Buffon che sa di giocarsi probabilmente anche il 'Pallone d'oro'. "Dobbiamo chiudere una stagione straordinaria con qualcosa che la faccia diventare ancora più fantastica - gli fa eco il tecnico Massimiliano Allegri -. Dovremo essere diabolici, pronti ad approfittare ogniqualvolta il Real accuserà qualche cedimento".

image

L'INTERVISTA A PAOLO ROSSI

Il prato del Santiago Bernabeu è quello che ha trasformato definitivamente Paolo Rossi, per il mondo e per l’eternità, in Pablito. Nel tempio madridista l’11 luglio di quasi trentacinque anni fa, segnò la prima rete nel 3-1 alla Germania Ovest. Fino a quel Mondiale indimenticabile, la Juventus aveva giocato una sola finale di Coppa dei Campioni, perdendola, nel 1973 con l’Ajax. Subito dopo, grazie al «blocco azzurro» di cui Rossi era uno dei protagonisti, sono arrivate le due dell’epoca Trapattoni in tre stagioni. Prima l’imprevedibile sconfitta con l’Amburgo ad Atene nel 1983, poi la vittoria tragica di Bruxelles nel 1985, con il Liverpool che partiva da favorito.  Osservatore attento della Champions League come commentatore di punta a Mediaset Premium, l’ex bomber crede nell’impresa della Juve con il Real stasera a Cardiff.

Rossi, Juve in finale a due anni di distanza da Berlino, come è successo a voi negli anni Ottanta. Cambia qualcosa per i bianconeri dal 2015 a stasera? «La sensazione è sicuramente diversa dalla partita con quel Barcellona stellare. La squadra di Allegri arrivava da sfavorita, doveva sperare in una mano della buona sorte, stavolta se la gioca alla pari. La Juve non è cresciuta solo dal punto di vista tecnico ma anche sulla consapevolezza: ha affrontato delle prove importanti, soprattutto il doppio confronto con il Barça ai quarti. Aver vinto nettamente e senza prendere gol dimostra che è una squadra collaudata ed equilibrata. Ha trovato le pedine giuste dove mancavano: Higuain, Pjanic e Dani Alves non hanno fatto pesare la mancanza di un gran giocatore come Pogba».

Proprio Alves è sbocciato in primavera dopo un inizio in cui spesso gli era toccata la panchina. «Probabilmente doveva entrare nei meccanismi e nella mentalità del calcio italiano. Nella posizione che Allegri gli ha trovato nelle ultime settimane, liberato da compiti più stringenti di copertura, è tornato devastante. Ha cattiveria, ha precisione, ha classe: ha tutto per essere l’uomo in più dei bianconeri».

Già, però per una metà abbondante della stagione la Juve era accusata di vincere pur giocando male. Dove ha svoltato Allegri? «Lo ha ripetuto spesso anche Massimiliano: la sconfitta di Firenze a metà gennaio ha fatto scattare il cambio di modulo che gli ha consentito di mettere in campo tutti i giocatori più dotati tecnicamente senza perdere equilibrio tattico. Da lì si è vista una squadra completamente diversa. Molti all’inizio avevano dubbi che Allegri non fosse l’uomo giusto per gestire un dopo-Conte che poteva essere complicato. In questa stagione, non solo con le vittorie ma anche per le grandi capacità tattiche e di gestione del gruppo. Non ha sbagliato nulla».

Anche una società solida alle spalle aiuta... «Esatto. Il caso Bonucci è esemplare: il difensore ha sbagliato nel rapporto con l’allenatore e anche se era un giocatore storico e c’era una partita fondamentale come l’andata dei quarti a Oporto, è stato escluso per dare un segnale a tutto il gruppo. Segnale chiaro: prima arriva la società poi tutto il resto».

Dall’altra parte il Real sembra molto convinto dei propri mezzi, Zidane è cauto e teme Dybala ma Cristiano Ronaldo si dice sicuro di poter vincere la seconda Champions di fila. C’è da aver paura? «Certo il Real è una grandissima squadra ma mi ricorda un po’ il Barcellona di Cruijff nel 1994 quando ne prese quattro dal Milan di Capello, dopo una serie di frasi roboanti nel pre-gara. Quando sai di poter avere qualche difficoltà, vai all’attacco con le parole: buon segno per la Juve che avrà anche individualità meno dotate tecnicamente ma sa essere più squadra».

Sì, ma le finali sono una maledizione per i bianconeri che hanno vinto solo quando partivano senza i favori del pronostico... «In una partita secca tra due grandi squadre contano pochissimo. Anzi nelle situazioni difficili, a partire dagli ultimi due Mondiali che abbiamo vinto, diamo il meglio: forse fa parte del modo di essere di noi italiani...».

Allegri ha fatto la gavetta partendo da Agliana e arrivando alla Juve per gradi. Zidane ha iniziato subito al Real e ha già vinto una Champions, una Liga ed è ancora in finale. Serve o no l’esperienza per allenare a certi livelli? «Di sicuro crescere per gradi è un valore che ha fatto bene al bianconero. Per Zinedine il discorso è diverso: è stato al fianco di Ancelotti e conosce come nessun altro l’ambiente madridista. Serviva uno così dopo l’esonero di Benitez nella stagione scorsa. Sta dimostrando di essere un grande allenatore non solo per i risultati ma anche per come fa giocare la squadra».

Ronaldo contro Buffon è anche un testa a testa per il Pallone d’oro. Chi lo merita di più? «Per la carriera sicuramente Gigi anche se per i parametri che ispirano la giuria del premio chi vince stasera sarà lo strafavorito...».

Già, Pablito: chi vince stasera? «Mi sbilancio: vince la Juve 1-0».

di FEDERICO D'ASCOLI

WAGSJUVEREAL_23101179_163929
WAGSJUVEREAL_23101179_163929