Terremoto Juventus, cosa succede. Bilanci e affari sospetti, indaga anche la Uefa

La procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio di Agnelli, Nedved, Paratici e Arrivabene. Il ds intercettato: "Per fortuna ci siamo fermati". Fair play finanziario nel mirino anche in Europa

Ventinove pagine per 12 uomini e un club, la Juve. I pm torinesi hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio per l’ex numero uno del club Andrea Agnelli e altri 11 ex dirigenti nell’inchiesta ’Prisma’, tra i quali Nedved, Paratici, Arrivabene, Re. Una richiesta che poggia su 15 faldoni, 10mila pagine e un gran numero di intercettazioni. Ecco perché da fonti legali emerge la convinzione che il gip potrebbe arrivare fino a primavera per decidere se mandare a processo la Juve e i suoi (ex) vertici.

Juventus, chiesto il processo per Agnelli e gli altri vertici. Quali sono le accuse

Tifosi della Juventus
Tifosi della Juventus

Le accuse

Aggiotaggio, falso in bilancio, ostacolo alla vigilanza Consob, fatture false. Gli investigatori stimano che siano stati evasi circa 410 milioni di Iva tra i bilanci del triennio 2019-2021 e che, secondo le indagini, sarebbero stati alterati con rendicontazione gonfiata attraverso il valore dei calciatori oggetto di scambio con altri club (le plusvalenze). E qui c’è l’ipotesi che l’inchiesta si allarghi ad altre procure e club. C’è poi la storia dei quattro stipendi ai quali i calciatori avrebbero rinunciato al tempo del Covid. Secondo gli investigatori quei quattro stipendi sarebbero stati oggetto di una manovra, che avrebbe consentito di portare a bilancio 90 milioni invece dei 22 reali.

Plusvalenze e Cr7

Indagando sulle plusvalenze i pm si sono imbattuti nella vicenda stipendi e la mancata comunicazione al mercato del valore reale degli accordi per dilazionare gli emolumenti, compreso l’arcifamoso ’papello’ di Cristiano Ronaldo. L’ipotesi della procura di Torino è di un taglio fittizio degli stipendi con relativa riduzione dei costi nel bilanci, riportando la posizione debitoria nei confronti dei tesserati come invece risulterebbe da scritture private fra il club e i calciatori.

La supercazzola

Le intercettazioni compongono un affresco arrogante, all’interno del quale ci si muove sbeffeggiando gli organi di controllo. "Tanto la Consob la supercazzoliamo" dice il 15 ottobre 2021 il direttore finanziario della Juve Stefano Cerrato a un collega, sulla plusvalenza da 8 milioni dello scambio col Marsiglia fra i giocatori Tongya e Aké. "Sulla questione plusvalenze la Juventus potrebbe essere in buona fede", è quanto osserva Ludovico Morello, il gip del Tribunale di Torino che lo scorso 12 ottobre ha respinto le richieste di misure interdittive per Andrea Agnelli e altri indagati. Il giudice ha scritto che se la Juventus si è davvero attenuta alla prassi standard "risulterebbe difficile ipotizzare un discostamento consapevole, e quindi in definitiva doloso, dai corretti criteri di contabilizzazione delle poste". Per Morello è comunque opportuno "un accurato approfondimento".

"Nessuno ti dice nulla"

Che ci fosse una situazione ’disinvolta’ alla Juve sulle plusvalenze, emerge dalle intercettazioni tra l’ex direttore finanziario bianconero Bertola e il ds Cherubini: "In 15 anni faccio un solo paragone: Calciopoli. Lì c’era tutto il mondo che ci tirava contro, questa invece ce la siamo creata noi...", dice Bertola. Nella conversazione ricorre spesso il nome di Fabio Paratici, ex capo dell’area tecnica e al massimo dei poteri dopo l’addio di Marotta. E infatti, dice Cherubini: "Con Fabio non si poteva ragionare… Finché c’è stato Marotta gli metteva un freno, quando è andato via ha avuto carta libera… Si poteva svegliare la mattina e firmare 20 milioni senza che nessuno gli dicesse niente… Io glielo ho detto: è una modalità lecita, ma hai spinto troppo. E lui mi rispondeva: ‘Non ci importa nulla, perché negli scambi se metti 4 o metti 10 è uguale, nessuno ti può dire nulla...". Non è andata proprio così, anche se la Juventus affila le armi legali per difendersi. Anche sul fronte europeo. E Cherubini ha anche detto: "Per fortuna alla luce delle recenti visite ci siamo fermati".

Inchiesta Uefa

Il massimo organismo europeo ha aperto un’inchiesta sul fair play finanziario e si dice pronta ad azioni legali. La Juve aveva infatti siglato un accordo transattivo sulla base delle informazioni finanziarie all’Uefa sugli esercizi chiusi nel 2018-22. Nel caso in cui dall’inchiesta di Torino emergesse una situazione finanziaria diversa, l’Uefa si dice pronta a "qualsiasi azione legale ritenuta opportuna e a imporre misure disciplinari in conformità con le regole procedurali".