Martedì 23 Aprile 2024

Inter-Juve, è la resa dei conti. Dai dispetti di mercato allo scudetto

Marotta contro Paratici, Lukaku-CR7, l'ex Conte: quante sfide in una

Domani sera il big match Inter-Juve

Domani sera il big match Inter-Juve

Milano, 5 ottobre 2019 - Ve lo possiamo dire ora, uno dei passaggi comuni nelle due conferenze previste oggi per Antonio Conte e Maurizio Sarri. "Non sarà decisiva", diranno, perché alla settima giornata Inter-Juventus è solo un passo di una maratona lunghissima. Non conviene, ai due tecnici, esaltare i toni di una partita che la storia, la classifica, i numeri della vigilia (40 broadcaster da 200 Paesi, un sold out annunciato con oltre 75mila spettatori, 6.5 milioni di ricavi per l’incasso più ricco di sempre in Serie A) rendono già ben più attesa di quanto le due fazioni lasciano trapelare.

Non è una gara come le altre. Vale tre punti, certo, andrà archiviata all’avvento del futuro impegno per non farsi riempire la testa di gioie o malumori, a seconda dell’esito, continuando a pedalare per rincorrere l’obiettivo. Dopo tanti anni, però, le rivali sembrano poter ambire a traguardi comuni. Non che l’Inter non abbia già iniziato la stagione con lo sprint da centometrista, per poi abbandonarsi ai tremori invernali. È accaduto, ma oltre ai punti conta il modo. La componente di fortuna non sembra essere predominante rispetto al merito, fatta salva in parte la sfida contro la Lazio. Aver giocato senza paura al Camp Nou è una cartolina con cui potersi presentare al cospetto della Juventus sperando di non dover fare il gioco della provinciale contro la grande, atteggiamento che Conte non potrebbe sopportare. Dalla parte opposta, la Signora ha due punti da recuperare (quisquilie a meno di un quinto del calendario) e tanta voglia di non perdere lo scettro.

Non c’è pancia piena che tenga, di fronte a una rivalità così forte, acuita dagli accadimenti dell’ultimo anno. Il benservito a Marotta ha creato una distanza abissale con l’ex braccio destro Paratici, a cui oggi è demandato in prima battuta l’operato in sede di campagna acquisti. Tanto meno Agnelli ha voglia di vedersi scavalcato proprio dall’Inter, dalla squadra sulla cui panchina siede Antonio Conte, dopo lo strappo all’inizio del quarto anno insieme a Torino avvenuto nel primo giorno di ritiro estivo. L’unica strada che i due club sembrano voler percorrere assieme è quella della crescita comune del calcio italiano e di come perseguirla, punto su cui Zhang Steven e lo stesso Agnelli si sono spesso trovati fianco a fianco. Per il resto è battaglia in ogni quartiere e il mercato da poco archiviato lo ha dimostrato.

Dallo scatto deciso di Marotta per assicurarsi Conte allo scambio Pellegrini-Spinazzola con la Roma per evitare che Dzeko vestisse di nerazzurro, fino al testa a testa per Lukaku e al lavoro sotto traccia di ambo le sponde per assicurarsi Chiesa il prossimo anno, il braccio di ferro è stato incessante. Proprio l’esito dell’affare Lukaku (ristabilitosi dopo l’affaticamento di metà settimana) è stato tra i fattori della permanenza di Gonzalo Higuain, che sotto l’ala di Sarri è tornato a esprimere numeri da grande attaccante. In carriera ha segnato 10 gol all’Inter, i rumors della vigilia lo danno davanti a Dybala per affiancare Ronaldo. La Juve storicamente italiana per "blocco" avrà molto di internazionale (rischia di esserci il solo Bonucci dal 1’), per contro l’Inter sarà sorretta dai Sensi e Barella che hanno stupito al Camp Nou. Un piccolo capovolgimento, in attesa che il campo dia una prima sentenza.