Giovedì 25 Aprile 2024

Inter, Inzaghi è sotto esame: i numeri lo inchiodano

Il club nerazzurro festeggia nel peggiore dei modi i 115 anni di storia, la sconfitta al Picco incrina ancora di più la posizione del tecnico all’ottavo ko in campionato

Milano, 11 marzo 2023 - Un nuovo fallimento in trasferta sotto gli occhi della dirigenza al completo, partendo da Beppe Marotta, passando per Piero Ausilio e concludendo con Dario Baccin e Javier Zanetti. L’Inter ha incassato a La Spezia, rigore decisivo di Nzola a pochi minuti dal termine, l’ottava sconfitta in campionato, la seconda consecutiva in trasferta dopo Bologna e il ventiquattresimo gol totale subito lontano da San Siro. Certo, sconfitta diversa rispetto a quella di due settimane fa, ma poco importa se le statistiche del match abbiano detto altro rispetto al risultato, che alla fine è quello che più conta sulla figura di Simone Inzaghi e sulla lotta al quarto posto. Insomma, un disastro che pone il tecnico in una situazione sempre più difficile e salvare la panchina, da qui a fine stagione, appare una missione complicata. Di certo, la dirigenza ora predicherà massima unità in una settimana con due appuntamenti importanti e decisivi (Porto in Champions League e Juve in campionato).

Inzaghi sotto esame

Simone Inzaghi
Simone Inzaghi

Inevitabile per la dirigenza effettuare valutazioni interne e il malumore trapelava dai visi e dalle espressioni ieri in tribuna al Picco. Vero è che l’Inter ha creato tanto, ha tirato verso la porta quasi trenta volte, segno di una produzione calcistica migliore rispetto a Bologna, ma questo difficilmente potrà mascherare le difficoltà di Inzaghi in questa stagione, problemi che vanno avanti fin dall’inizio. Troppi i punti persi in trasferta, troppe le sconfitte e troppi i gol subiti da una difesa che sembra incapace di blindare la propria porta tra errori e disattenzioni. E neanche le analisi del tecnico nel post partita possono in qualche modo attenuare la crisi: "E’ una sconfitta che fa male, siamo arrabbiati - le sue parole - Per tutto ciò che è stato creato il risultato sarebbe dovuto essere diverso, ma ora dobbiamo ripartire perché martedì ci giochiamo gli ottavi di Champions League". E sui 28 tiri verso la porta c’è stata sicuramente bravura di Dragowski ma anche mancanza di precisione e cinismo dei nerazzurri, che peraltro hanno fallito un rigore nel primo tempo con Lautaro Martinez. La squadra di Inzaghi sarebbe potuta andare in vantaggio: "Lautaro e Lukaku sono i nostri rigoristi - la risposta di Inzaghi a chiedeva perché il primo fosse stato calciato dal numero 10 - Dragowski è stato bravo, meritavamo il gol prima e sicuramente dopo il pareggio non dovevamo concedere quel rigore". Non basta, però, la giustificazione del passo avanti in termini di prestazione e approccio dopo la brutta partita del Dall’Ara, perché una squadra che era partita con l’intento di scucire lo Scudetto dal petto dei cugini è rimasta invece azzoppata da un rendimento in trasferta insufficiente. Il tutto ha fatto perdere la pazienza anche ai tifosi che al Picco hanno espresso il loro malumore davanti alla squadra, chiedendo a chiare lette di "tirare fuori i c…".

Ad ascoltare, in silenzio, Handanovic, Lukaku, Calhanoglu e Onana, perché in certi momenti diventa impossibile chiedere ulteriore pazienza ad un tifo che c’è sempre stato e sempre ha riempito le tribune di San Siro. Ma evidentemente otto sconfitte sono troppe anche per loro. “I ragazzi hanno messo tutto, serviva più cinismo. Quest'anno le sconfitte sono arrivate, soprattutto in trasferta. Dobbiamo fare di più perché ora siamo tutti lì in classifica e sarà una bella battaglia”, ancora Inzaghi che ha provato a trovare ogni appiglio possibile, ma oggi la sua posizione è sempre più a rischio in vista dell’estate dove potrebbero esserci ribaltoni in panchina. E non è nemmeno più chiaro se basterà conquistare uno dei primi quattro posti per riguadagnarsi una riconferma.

Ora la Champions League

Chiaramente, non è questo il tempo dei processi perché la settimana santa partirà martedì in Portogallo per uno snodo importante, uno di quelli che è meglio affrontare con massima concentrazione senza imputati sul banco. Nessun processo prima di martedì, e comunque prima dell’estate, ma già oggi la dirigenza terrà un confronto con l’allenatore proprio sul tema trasferte. Lontano da Milano l’Inter inspiegabilmente crolla e guai a farlo martedì contro il Porto, pena il mancato accesso ai quarti di finale di Champions League dove invece è già approdato il Milan di Pioli. In seguito al confronto con la dirigenza, il tecnico Simone Inzaghi terrà a rapporto la squadra e chiederà maggior cinismo quando c’è da sbattere la palla in rete, aspetto cruciale per la sconfitta di ieri sera tra rigori sbagliati e occasioni sprecate. "Con il Porto ci aspetta una gara impegnativa, abbiamo l'occasione per andare ai quarti ma non sarà semplice, faremo del nostro meglio - ancora Inzaghi - Abbiamo il tempo necessario per prepararci, nonostante questa sconfitta ci faccia davvero male. Abbiamo salutato i nostri tifosi, chiaramente non erano contenti ma in campo la squadra ha dato quello che doveva". In sintesi, per l’Inter saranno giorni di fuoco, la sconfitta di ieri potrebbe portare la Lazio, impegnata a Bologna, a scavalcarla, mentre Roma e Milan, vincendo, affiancherebbero a 50 i nerazzurri, senza contare l’Atalanta che potrebbe tornare a meno 5. E il calendario non aiuta, perché la settimana di passione parte con il Porto martedì’ e prosegue domenica con il big match a San Siro contro la Juve. Sono due match in cui le parole d’ordine sono chiare e nette: vietato fallire. In sette giorni passa la stagione di Simone Inzaghi, che ha messo in bacheca una Supercoppa ma non potrà fallire gli altri due fronti e quello della qualificazione Champions vale tanto non solo dal punto di vista tecnico ma anche economico. Non qualificarsi significherebbe perdere una quota significativa di ricavi. Sarebbe disastro su tutta la linea e Steven Zhang, assente ieri, difficilmente potrebbe fare finta di nulla. Leggi anche - Mourinho e la conferma della squalifica, tornano le manette social