Per approfondire:
di LEO TURRINI Il cuore di Maradona. Anzi, il cuore dei Maradona, al plurale: sarebbe il titolo perfetto per una opera teatrale di Eduardo De Filippo. Perché qui il cuore è davvero una metafora della vita, è il riassunto e la proiezione di una cascata di sentimenti, è al tempo stesso benedizione e maledizione, gioia e disperazione, sollievo ed ossessione. Un infarto si porta via Hugo Maradona, fratello del Pibe de Oro e fresca è ancora la notizia dell’anticipato addio al calcio, causa noie cardiache, di Aguero, il Kun dei mille sogni argentini, per un certo periodo genero del Diez, tramite matrimonio (poi fallito) con Giannina, la figlia di Dieguito. Il cuore dei Maradona, già. Enorme anche negli sprechi, nelle dilapidazioni, nelle crapulesche ostentazioni di un benessere visto e vissuto come fuga dalla miseria. In effetti non si capisce Maradona, adesso inteso come capofamiglia, se non si torna alle origini del mito pallonaro, alla casa senza acqua corrente, allo squallore di un quartiere dal quale si poteva evadere soltanto immaginando prima e realizzando poi gol pazzeschi. Diego, El Diez, ci era riuscito e subito aveva speso i primi soldi per comprare un appartamento decente ai genitori. Glielo suggeriva il cuore, troppe volte ascoltato anche per accontentare istanze folli: ma questo è un altro film, è un’altra storia. Non di rado fasulla. Sincero era invece il fortissimo legame di Diego con i fratelli. Arrivò al punto che proprio di Hugo impose l’acquisto da parte del Napoli nel 1987: lo voleva vicino, magari compagno di squadra. Si spinse fino a dichiarare pubblicamente che il fratello era destinato a diventare più bravo di lui! Ma gli dissero che si’, insomma, Careca il brasiliano era un po’ più credibile di Maradona2, per le esigenze del Napoli campione d’Italia. Nello stesso periodo, il Pibe brigò ...
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