Sabato 20 Aprile 2024

Giaccherini: "Ecco perché Sarri deve temere Conte"

Giak racconta il tecnico dell'Inter: "Scudetto? Con lui è tutto aperto"

Emanuele Giaccherini (fotowebnaz)

Emanuele Giaccherini (fotowebnaz)

Bologna, 11 ottobre 2019 - Il dio del calcio ha un debole per i cattivi: spesso regala loro una classe sfacciata, avendo raramente indietro un po’ di riconoscenza. Il dio del calcio, però, illumina anche i bravi ragazzi, quelli che corrono col cuore dentro le scarpe. Il sole raggiunge Emanuele Giaccherini sotto il cielo di Cesena. Estate 2008: il ragazzo è appena rientrato dal prestito a Pavia, in C2, stagione da protagonista; ma la società lo tiene fuori rosa. "Chiamai mio padre e il mio procuratore e dissi loro: ‘Basta, vado a giocare in promozione, vicino casa; sono perito meccanico, mi trovo un lavoro vero’". Il dio del calcio si alza in piedi: c’è un’amichevole, il titolare ha un problema e Bisoli, con un’intuizione, ripesca quel ragazzo che si allenava a parte, come un appestato. Quel giorno nasce la favola di Giaccherini.

Emanuele, due anni dopo quell’amichevole, segnava al Milan il suo primo gol in A.

"Il gol che mi ha cambiato la vita, contro il Milan di Ibrahimovic: la svolta della mia carriera".

Un anno dopo, infatti, lo acquista la Juventus di Antonio Conte.

"A lui devo tutto. E’ un tecnico che in guerra si mette in prima fila, ti dà grande fiducia, ti tira fuori il massimo e anche di più. Guardate come stanno rendendo i vari Sensi, Barella e Candreva all’Inter...".

Insieme avete vinto due scudetti alla Juve: che effetto le fa vedere Conte in nerazzurro?

"Non mi fa strano, è un professionista vero: sono contento per lui, è tra i migliori al mondo. E poi anche quando sono andato alla Juve tutti sapevano che ero tifoso interista: ora che sono fuori dalla A, un po’ di simpatia per l’Inter mi è tornata, soprattutto perché c’è il tecnico che mi ha esaltato".

Un episodio per capire chi è Conte?

"Quarti di Champions, ritorno col Bayern, dopo aver perso 2-0 là: entriamo negli spogliatoi e sulla lavagna troviamo scritto ‘If you want, you can’. Se vuoi, puoi: questa è la sua filosofia".

Ma è vero che quando la Juve la cedette al Sunderland, Conte andò su tutte le furie?

"Sì, non voleva, si mise di traverso, mi telefonava spesso. Ma la società faceva una plusvalenza e io avevo la chance di andare in Premier: alla fine si rassegnò".

Neanche Sarri a Napoli voleva cederla, però non la faceva giocare mai...

"Ero un incedibile pur stando sempre fuori. A livello umano lui parlava pochissimo con quelli che giocavano meno e io, per come sono fatto, non andavo a chiedere spiegazioni: pensavo a lavorare. Ma non ho nessun rancore verso lui".

Adesso che è alla Juve, Sarri sembra più aperto al turnover.

"Farlo con una squadra così è più facile: ci sono tanti fuoriclasse, togli Dybala e metti Higuain".

Dica la verità, vedendo la sfida di San Siro, ha pensato per un attimo ‘potevo esserci anch’io’?

"Sì, è normale, il pensiero mi è venuto: la A è il mio habitat e mi sento ancora un giocatore di questa categoria".

Cosa l’ha spinta a restare al Chievo in serie B?

"Una scelta di vita, dettata anche da un grande senso di responsabilità e una voglia di riscatto: voglio aiutare il club a ritornare nella massima serie".

Domani gioca l’Italia, altro grande ricordo per lei che visse da protagonista l’Europeo 2016, ancora con Conte ct. Se le dico Belgio?

"E’ il gol più bello della mia vita:lancio di 40 metri di Bonucci, controllo in corsa e batto Courtois a giro".

Le piace la Nazionale di Mancini?

"Molto, soprattutto come sta lavorando il ct: punta sui giovani, ma allo stesso tempo è severo, come con Kean e Zaniolo. Così si costruisce qualcosa di importante".

Al ritorno dalla sosta, la A prevede Juve-Bologna, una gara speciale per lei.

"A Bologna ho lasciato il cuore, non sarei mai andato al Napoli: avevo già l’accordo per restare, purtroppo Corvino se ne andò e il club cambiò idea. Ora i rossoblù hanno un grande tecnico, Mihajlovic che sta affrontando una battaglia enorme, ma sono sicuro che la vincerà. Stavo per andare al Toro quando c’era lui: parlammo al telefono e capii che era un uomo vero".

Dopo San Siro la corsa scudetto è già chiusa?

"No, il campionato è apertissimo, c’è anche il Napoli. E poi Conte, sono sicuro, non mollerà un centimetro".