Mercoledì 24 Aprile 2024

E' morto Ezio Vendrame, il 'George Best' italiano

Da anticonformista calciatore ribelle, ma di talento, a scrittore di poesie e romanzi, la sua fu 'Una vita in fuorigioco'

E' morto Ezio Vendrame, qui con la maglia del Lanerossi Vicenza (Alive)

E' morto Ezio Vendrame, qui con la maglia del Lanerossi Vicenza (Alive)

Treviso, 4 aprile 2020 - E' morto Ezio Vendrame, il 'George Best' italiano. L'icona anticonformismo nel calcio, autore della biografia 'Una vita in fuorigioco', è scomparso all'età di 72 anni in provincia di Treviso. Vedrame, dopo un'esistenza a dribblare avversari e luoghi comuni, pare abbia beffato anche l'ultimo rivale possibile, il Coronavirus: la sua scomparsa non sarebbe legata all'epidemia ma a un tumore.

E' stato il tweet di Aldo Serena, ex attaccante della Nazionale, a dare il triste annuncio: "E' morto Ezio Vendrame, uno dei giocatori più eccentrici e simpatici degli anni 70. Aveva 72 anni". Ed era così, barba incolta, capelli lunghi, in quegli anni Vendrame era il beniamino non degli amanti del bel calcio, ma anche di coloro che erano controcorrente.

Da tempo si era ritirato dalla vita pubblica. Nella sua carriera, oltre a calciatore fuori dagli schemi, è stato anche allenatore e scrittore. Come Best era un'ala, come Best faceva impazzire, nel bene e nel male, i suo allenatori. Tabacco e donne erano i divieti che scartava meglio, e i tecnici alcune volte chiudevano un occhio.

La scomparsa di Vendrame arriva qualche giorno dopo quella di un suo grande estimatore, Gianni Mura. Il Vendrame alla George Best si vide veramente al Lanerossi Vicenza, con cui arrivò a giocare in Serie A. Poi il Napoli lo volle nella stagione 1974-75. Ma il tecnico dei partenopei, Luis Vinicio, che aveva spinto per averlo, si pentì per l'estro ingovernabile di quel ragazzo friulano. 

Quindi il passaggio al Padova, dove genio e la sregolatezza passarono i confini, come quando in un Padova-Cremonese (0-0) scartò tutti i suoi compagni di squadra, arrivò sulla propria linea di porta, e ricominciò l'azione correndo dall'altra parte. 

Chiuse la carriera nella squadra della sua città, il Juniors Casarsa, affermando di essersi pentito solo del tunnel a Gianni Rivera, il suo idolo, ricordato nel libro volume 'Se mi mandi in tribuna godo', sì perchè il talento non lo sfoggiò solo in campo, ma anche dietro alla macchina da scrivere.  

L'infanzia non fu facile, nato a Casarsa della Delizia il 21 novembre 1947, a 6 anni fu mandato in un orfanotrofio, esperienza che lo segnò per tutta la vita. A tredici anni era all'Udinese, poi SPAL, Torres, Siena, Rovereto, Lanerossi Vicenza, Napoli, Padova, Audace SME, Pordenone e Juniors Casarsa. Da allenatore: Pordenone Giovanili, Venezia Giovanili e Sanvitese Giovanili.

Quando si era ritirato a vita privata si era dedicato ad hobby come suonare la chitarra e scrivere poesie e libri.