Mancio and friends: Vialli, Evani, Lombardo, Nuciari, Salsano. Il cerchio magico del ct

L'allenatore azzurro si è circondato di ex giocatori della Sampdoria: una scelta vincente

Mancini e il suo staff tecnico

Mancini e il suo staff tecnico

Chiamiamolo cerchio magico (blucerchiato). Chiamiamoli "Amici miei", riprendendo il titolo di una fortunata serie di commedie entrate nella storia del cinema tricolore. Chiamiamolo "the Rat pack", come venne soprannominato fra gli anni '50 e '60 il gruppo di attori e cantanti a stelle e strisce idealmente capitanato da Frank Sinatra. Chiamiamolo come vogliamo, quello che è certo è che il commissario tecnico azzurro Roberto Mancini ha saputo costruire uno staff tecnico formato da un nucleo di fedelissimi, uniti da un rapporto profondo di amicizia oltre che dalla comune militanza nella Sampdoria. 

Gianluca Vialli

Gianluca Vialli e Roberto Mancini
Gianluca Vialli e Roberto Mancini

Capo delegazione. Con Mancini, a cavallo fra gli anni '80 e '90, compose la coppia dei "Gemelli del gol" che fece la fortuna della squadra genovese, conducendola a uno storico scudetto nel 1991 e una finale di Coppa dei Campioni persa ai supplementari contro il Barcellona nel 1992. "Per me è un fratello", ha detto il Mancio in conferenza stampa un paio di giorni fa. "E poi va ascoltato perché è anziano", ha chiosato, scherzando. Una trentina di anni fa erano il terrore delle difese italiane, una delle coppie meglio assortite mai viste su un campo da calcio (143 gol insieme in blucerchiato), tanto da ereditare il soprannome coniato per il tandem granata Pulici-Graziani. Oggi puntano a entrare nella storia, provando a vincere l'Europeo che mancò loro da giocatori. E la speranza di tutti è di tornare a vedere anche nella finale contro l'Inghilterra l'abbraccio ebbro di gioia fra i due bomber di "papà" Paolo Mantovani, il presidentissimo doriano.

Alberico Evani

Alberico Evani
Alberico Evani

Assistente allenatore. Non chiamatelo Bubu, il soprannome che gli venne affibbiato nei primi anni della sua militanza in rossonero. Quel nomignolo - quello dell'orsacchiotto amico di Yogi, appisolato e un poco timido - non gli è mai andato giù. Meglio Chicco, declinato anche in "Chicco San, l'eroe di Tokyo", quest'ultima versione germogliata dall'immaginazione del radiocronista rossonero Carlo Pellegatti dopo la rete che Evani firmò su punizione ai supplementari nella finale di Coppa Intercontinentale vinta dal Milan nel 1990 sui colombiani del National di Medellin. Con il Diavolo Evani ha vinto praticamente tutto (suo anche un altro gol fondamentale, sempre su punizione, nella finale della Supercoppa europea contro il Barcellona). Nel 1993 passa alla Sampdoria, dove resta per quattro stagioni incrociando - ça va sans dire - Mancini. Entra nello staff azzurro con Ventura e viene confermato dall'ex compagno di squadra che sostituirà per tre partite - un'amichevole e due incontri di Nations League - a causa dell'indisponibilità dell'ex numero 10 blucerchiato, colpito dal Covid. Nella sua breve avventura da "capo allenatore" resta imbattuto. Talismano.

Attilio Lombardo

Attilio Lombardo
Attilio Lombardo

Assistente allenatore. Lo chiamavano "Popeye", Braccio di ferro, per la somiglianza con il popolare personaggio dei fumetti. Ma il buon Attilio non aveva certo bisogno degli spinaci per le sue sgroppate sulla fascia che non disdegnava di concludere con un tiro dopo essersi accentrato (37 reti in serie A per lui). Anche lui compagno di Bobby gol Roberto Mancini nella Sampdoria, anche lui scudettato nel 1991, ritroverà l'attuale commissario tecnico azzurro con la maglia della Lazio a fine carriera. In mezzo un'esperienza in Inghilterra con il Crystal Palace, dove si guadagnerà il soprannome "bald eagle", l'aquila calva, lui che gli appassionati di calcio avevano imparato a conoscere fin dalla giovinezza proprio per la caratteristica pelata. Un look che Attilio conserva ancora oggi, occhi vivaci ed espressione gioviale compresa. E' in azzurro dal marzo 2019.

Giulio Nuciari

Giulio Nuciari
Giulio Nuciari

Assistente allenatore. Figlio d'arte, numero 12 per vocazione, una carriera da secondo portiere a cavallo fra gli anni '80 e '90, con le maglie di Milan e Sampdoria come il "compagno" di Nazionale Evani. E' suo il record di panchine da giocatore in massima serie: 333. Il caratteristico baffone è rimasto impresso nella memoria dei collezionisti di figurine che negli anni '80 non si perdevano un'edizione dell'album Panini. Di lunga data il rapporto di collaborazione con il Mancio. Iniziano a lavorare insieme alla Lazio nel 2002 per passare insieme nel 2004 all'Inter (lui, a suo modo un monumento per i tifosi dell'altra squadra milanese). E' con il Mancio anche all'inizio della sua seconda avventura in nerazzurro. E nel 2018 lo raggiunge alla Nazionale. 

Fausto Salsano

Fausto Salsano
Fausto Salsano

Assistente allenatore. Figlio del custode del campo della Cavese, è cresciuto nella Pistoiese. Centrocampista di sostanza, eppure capace di andare in gol con una certa regolarità, ha giocato per undici stagioni in blucerchiato, mancando però lo storico tricolore perché impegnato, in quel campionato, con la maglia della Roma. La Samp gli è rimasta comunque "tatuata" nell'anima, tanto da portarlo a dire: "E' la mia vita, guardo la curva e mi rivedo giocare" E' un vero pretoriano per Mancini. E' stato al suo fianco dal 2004. Lo ha accompagnato nelle sue esperienze con l'Inter; Manchester City, Galatasaray, ancora Inter e Zenit San Pietroburgo. Arriva in Nazionale nel maggio 2018