Mercoledì 24 Aprile 2024

LOCATELLI

Quella T per la bella Thessa manda in campo la Belle Epoque

di Enrico Salvadori

Quella T indicata con le dita, pazzo di felicità nella serata magica della doppietta alla Svizzera. Un omaggio alla sua splendida fidanzata Thessa Lacovich, italiana di origine costaricana, che richiama il bacio di Gustav Klimt. Manuel Locatelli non è un bomber bensì un grande centrocampista, universale e moderno, ma i gol sono sempre gli spartiacque della sua carriera calcistica. Accadde così la sera del 22 ottobre 2018. Manuel, allora diciottenne speranza del Milan lanciato in prima squadra, risolve la gara con la Juve che non è mai una partita banale e che i rossoneri non vincevano da quattro anni. In questi Europei la doppietta con la Svizzera ha sancito la dimensione internazionale di Locatelli che è il prototipo della mezzala moderna: i tempi di inserimento di Marchisio, la dedizione alla lotta, la gamba del centrocampista di razza unita alla tecnica. E quella predisposizione a entrare nel tabellino dei marcatori che è dote spesso introvabile nella categoria dei centrocampisti contemporanei più votati al compitino e al passaggetto che all’iniziativa intraprendente. Due serate (una autunnale e l’altra estiva) un unico comune denominatore. Manuel Locatelli ha capito di essere un grande. Più grande del Milan che dopo i tanti elogi lo scaricò al termine della poco brillante stagione 2017-18 facendo le fortune del Sassuolo che lo ha accolto a braccia aperte, lo ha ulteriormente valorizzato e ora lo piazzerà sul mercato perché si è ritrovato un tesoro in casa. La Juventus, un’altra squadra che è nel destino di Manuel, la scorsa stagione lo poteva prendere a 24 milioni e ora probabilmente lo pagherà quasi il doppio (tra contanti e contropartite tecniche) perché sul ragazzo, che ha soli 23 anni e una vita calcistica davanti, ci sono anche Arsenal, Borussia Dortmund e soprattutto il Real Madrid di Carlo Ancelotti e si sta scatenando una vera e propria asta. Ma Max Allegri lo vuole fortissimamente perché è sui giocatori forti e italiani come Locatelli si forma un nuovo ciclo. Un centrocampista che sa esprimersi bene sia da centrale nel 4-2-3-1, come gli accade spesso nel Sassuolo, che a fianco del regista nel 4-3-3 di un’Italia di cui è stato il cinquantacinquesimo debuttante dell’era Mancini. Il tecnico azzurro dopo la Svizzera ha avuto parole al miele per Locatelli che ha gentilmente contraccambiato. "Ringrazierò sempre l’allenatore per avermi fatto debuttare in Nazionale". Al di là della retorica un po’ banale nelle parole di Manuel c’è l’istantanea di questo gruppo di bravi ragazzi animati da sani principi, creato da Mancio che sa quanto stravedano per lui. E lo stesso Locatelli lo dimostra: "Abbiamo un’idea ben precisa sul tipo di gioco da fare e abbiamo dimostrato che se ci sono difficoltà l’Italia è pronta perché il nostro orgoglio e la nostra unità d’intenti vengono fuori anche e soprattutto in questi momenti". Un manifesto vero e proprio quello del ragazzo di Lecco che non rappresenta un rimpianto solo per il Milan. Dalla squadretta dell’oratorio, il Pescate, allenata da suo padre Emanuele andò all’Atalanta dove rimase fino agli 11 anni per poi passare in rossonero. Forse era troppo giovane ma anche i lungimiranti orobici, che di consueto sbagliano pochissimo, se lo fecero scappare. Tempi lontani. Ora Manuel non è più un talento inespresso come lo consideravano al Milan ma quel centrocampista moderno e talentuoso che piace a mezza Europa. Doveva dimostrare di che pasta era e lo ha fatto. Anche se nel suo dna c’è la voglia di migliorarsi sempre. E di vincere scommesse come quella che fece quando accettò il Sassuolo. Se sei bravo le big prima o poi arrivavano. E Manuel lo è.