Italia, regalaci la fotoricordo più bella di tutte

Da Capello a Zola, la storia è piena di momenti magici legati all’Inghilterra: ma stasera a Wembley gli azzurri di Mancini possono superarsi

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di Gianmarco Marchini

Chi c’era il 14 novembre 1973, non se lo scorderà mai. E pure chi non c’era, perché quel gol l’hanno visto davvero tutti: Chinaglia che s’intrufola in un punto impensabile e da lì fa partire un altrettanto impensabile tiro, Shilton, sorpreso, respinge come può e Fabio Capello insacca. Inghilterra zero, Italia uno. Wembley è azzurra per la prima volta nella storia: scusate il ritardo e scusate il disturbo.

E ve la ricordate la rete di Roberto Bettega tre anni dopo? Benetti, tacco di Causio, cross di Benetti e stacco imperioso di "Bobbygol".

E l’urlo di Tardelli? No, non quello di Spagna ’82: mandate il registratore due anni più indietro, fino a Italia ’80, con il nostro calcio travolto dalle scommesse e il Paese sconvolto dal terrorismo. Ciccio Graziani crossa, zampata di Marco e per una notte la paura può starsene raccolta dietro il televisore.

E il gol di Zola nel 1997? No, vabbè, qui si rischia un attacco di nostalgia pura: lancio chirurgico di Costacurta - altroché costruzione dal basso - stop di sinistro e rasoiata di destro dell’italiano che gli inglesi di Chelsea avevano adottato ribattezzandolo giustamente "Magic Box".

E dalla scatola magica dei ricordi, come non tirare fuori il cucchiaio di Pirlo agli Europei 2012: i quarti di finale si decidono ai rigori, gli azzurri tradiscono un po’ di paura, Montolivo lo conferma tirando fuori e allora ecco Andrea con quel tocco dolcissimo irridere Hart e spostare l’inerzia della sfida.

Abbiamo talmente tanti ricordi legati all’Inghilterra da trovarci dentro persino un Balotelli d’annata: nell’estate torrida del 2014, prima di sperperare tutto il suo talento, SuperMario ci concede il favore di impegnarsi e con un’incornata decide la sfida inaugurale di un mondiale che, però, ci volterà le spalle in fretta.

Ma ora, dopo aver riguardato un’altra volta queste fotografie ingiallite dal tempo ma eterne, chiudiamo l’album dei ricordi e torniamo nel presente. Stasera si scrive la pagina più importante della rivalità con gli inglesi. Stasera è la partita che cambierà la storia in un modo o nell’altro, perché il risultato sposterà l’ago della bilancia di un confronto iniziato nel lontano 1933. Stasera vale di più anche perché si gioca a casa loro, nel tempio (ricostruito) di Wembley: da settimane gli inglesi cantano "Football’s coming home", perché sono sicurissimi che il calcio sotto forma della coppa stia per tornare fra le loro mani, hanno già liberato spazio sul mobile del salotto in casa. Così tanto sicuri che il premier Boris Johnson si è messo avanti ventilando l’ipotesi di un lunedì festivo.

Sotto il loro chiassoso "Football’s coming home", continuano i lavori in corso di Mancini e dei suoi ragazzi. Un cantiere aperto dopo il crollo con la Svezia e il mondiale 2018 visto in tv. "Il mister è un folle: è stato l’unico a credere in noi tre anni fa", spiegava Federico Bernardeschi sintetizzando il pensiero di tutto il gruppo. Un gruppo meraviglioso, sintesi perfetta di talento e passione.

Gli azzurri coltivano un’impresa, accarezzano un’idea bellissima. Abbiamo pure il titolo volendo: "it’s coming Rome". Già, la coppa può tornare a Roma, in Italia, così da depennare gli Europei dalla lista delle maledizioni. Ci manca dal 1968 e ci siamo andati vicini tante, tantissime volte. A dire il vero, l’abbiamo praticamente toccata con mano, non fosse stato per Wiltord e Trezeguet. Direte in tanti: e chi se li scorda? Quella ferita è del 2000, eppure quando ci passiamo sopra un dito, il taglio fa ancora male.

Stasera può cambiare tutto, anche la prospettiva da cui guardare quella dannata finale di inizio millennio. C’è una storia da stravolgere, da sconvolgere, da capovolgere. E allora non vediamo l’ora che si fischi l’inizio. Pazienza se si sentiranno cantare solo loro. Pazienza se Wembley sarà tutto un "it’s coming home". Vi lasciamo volentieri il suono, sperando di prenderci le luci.