Martedì 16 Aprile 2024

INSIGNE

L’anima popolare e la nobiltà del talento: un gioiello in campo

di Enrico Salvadori

Come nella “Ragazza con l’orecchino di perla” di Johannes Vermeer in Lorenzo Insigne la provenienza popolare e la preziosità coesistono. Anzi possiamo dire che alcune giocate dello scugnizzo sono autentiche perle come il gol del raddoppio che si è rivelato decisivo per l’eliminazione del Belgio. Il tiro a giro è una specialità della premiata ditta e per questa sua peculiarità Lorenzo viene bonariamente preso in giro dai suoi compagni di squadra. C’è da pensare che ‘o tir aggir’ diventerà un tormentone dell’estate. Ma la vita di Lorenzo non è stata solo sfavillio e soddisfazioni. Un’infanzia non facile, la sua, a Frattamaggiore dove c’era poco o nulla, poi le difficoltà della famiglia per campare, l’autentica devozione per Maradona e soprattutto la volontà di smentire tutti coloro che sostenevamo come la bassa statura fosse un gap incolmabile.

La rivincita è arrivata. Da molti osservatori Lorenzo è considerato tecnicamente uno dei valori aggiunti di questa Italia manciniana. Tecnica sopraffina, grande rapidità che surroga, appunto, il gap dell’altezza. Ma ora c’è da capire se l’Europeo farà cambiare idea a De Laurentiis che non ha ancora mandato giù il boccone amaro della mancata qualificazione alla Champions. Insigne come del resto Martens è finito nella lista dei partenti dal Napoli perché si vuole abbattere il monte ingaggi e i 4,5 milioni che Lorenzo percepisce (e voleva un adeguamento) sono considerati un’enormità dal padre-padrone degli azzurri. E’ vero che l’attaccante partenopeo non è reduce dalla sua migliore stagione. Ma è più completo e maturo, ha smussato gli angoli del suo carattere. E fa risaltare sempre di più quei colpi che del resto ha sempre avuto. Giocate in molti casi da fuoriclasse anche se magari ci si ricorda più facilmente gli errori come quello dal dischetto in Supercoppa italiana contro la Juventus.

All’incontro chiarificatore con De Laurentiis Insigne vuole arrivare con qualcosa di concreto da mettere sul piatto della bilancia perché un titolo di campione europeo aumenterebbe il potere contrattuale dell’attaccante che contro la Spagna non ha particolarmente brillato ma è temutissimo. I giocatori che in ogni momento del match tirano fuori la sorpresa dal cilindro sono imprevedibilmente pericolosi. E in questa Italia dal gioco fraseggiato, che può essere sia avvolgente che profondo, Insigne si è integrato alla perfezione. Fantasia al potere potrebbe essere lo slogan. Sottolineato dal biglietto da visita che Lorenzo può esibire. Quando si sono trovati in Nazionale Insigne e Ciro Immobile sembrava giocassero insieme da una vita ed in effetti è così. Immobile è andato a segno 28 volte e Insigne 18 volte quando i due all’epoca giovanissimi erano i terminali offensivi del Pescara di Zdenek Zeman in serie B nel 2011-12, squadra che conquistò a pieni voti il ritorno in A. Il tridente era completato da Gianluca Caprari o Riccardo Maniero e la direzione d’orchestra di quella squadra-spettacolo era affidata a Marco Verratti. Una sintonia tra Insigne, Immobile e lo stesso Verratti ritrovata in maglia azzurra anche perché tutti e tre parlano quel linguaggio universale della tecnica che ti permette sempre di farti capire. In questa Italia di Mancini Zeman ha confessato di rivedere lo spirito e certi movimenti del suo Pescara capolavoro. Sicuramente in questi azzurri del 2021 lo spirito di gruppo e l’affetto vero tra i giocatori è maggiore di quello che si registra nelle squadre del tecnico boemo. E il gesto di Lorenzo Insigne, che dopo il successo sulla Spagna ha esultato vestendo la maglia di Spinazzola e lanciando il coro in onore dello sfortunato compagno, lo dimostra.