Finale Euro 2020, in tribuna si sta come sul trono. Il principe e il presidente, che derby

Mattarella domenica sarà a Wembley per la finale. L’Inghilterra schiera William, erede alla corona. A fare il tifo anche uno scatenatissimo premier Johnson. Lo spettacolo del potere va in scena col calcio

Il presidente Mattarella e il principe William (con George) allo stadio

Il presidente Mattarella e il principe William (con George) allo stadio

Allora, Sergio Mattarella domenica andrà a Wembley, per la Euro finale. Sarà accompagnato dalla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali, che a Londra nel 2012 ha vinto un oro olimpico a squadre nel fioretto. Francamente, ci sarebbe stato da stupirsi del contrario, in presenza di un sentimento collettivo che identifica, anche rumorosamente nelle piazze, la Nazionale e la nazione. Poteva il presidente della Repubblica ignorare la fragorosa coincidenza? Prima che al lettore venga in mente la classica obiezione salottiera (per la serie: ah, ma è mai possibile che in questo Bel Paese il tricolore sbuchi dai cassetti solo per i gol degli Azzurri?!?), ecco, sappiate che oltre Manica, nella algida Inghilterra, le cose funzionano alla stessa maniera.

Domenica sera, allo stadio, ci sarà sicuramente William, il figlio primogenito di Carlo e Diana, l’erede al trono (anche se secondo – dietro il papà – in linea di successione al trono d’Inghilterra). Così gasato, il futuro monarca, da delirare sui social con l’hashtag #itscominghome. Tradotto: la Coppa sta tornando a casa. Euforia comprensibile, ma dal nostro punto di vista decisamente prematura. E comunque il principe è stato più elegante e sobrio del premier Boris Johnson, bardatosi come un citrullo per celebrare lo stentato successo sulla Danimarca. Insomma, la Storia è uguale, al di là e al di qua della Manica. A William forse l’avranno raccontato: nel 1966, una vita fa!, l’Inghilterra ospitava la Coppa del mondo, allora denominata Coppa Rimet. I Bianchi, presunti Maestri del pallone, non potevano fallire. Ma serviva, per l’ultimo sforzo, un sostegno speciale.

Così, il governo contattò Buckingham Palace. Sua Maestà Elisabetta II notoriamente ama i cavalli e adora le partite di polo. Ma le venne chiesto di andare a Wembley, per la finale contro la Germania Ovest. Sempre ligia al dovere, la regina ubbidì. L’Inghilterra vinse. Dopo, zero presenze in tribuna per The Queen. E zero trofei per i Bianchi. Noi, a livello istituzionale, siamo Repubblica. Niente sangue blu, solo rosso, proletario, popolano e popolare. Siamo fracassoni, caciaroni, incontenibili nella gestione dell’euforia. Nel 1982, epilogo del Mundial di Spagna, il capo dello Stato non stava più nella pelle. Sandro Pertini, socialista, plebeo nel senso migliore del termine, non poteva restare chiuso al Quirinale mentre l’Italia del suo amico Enzo Bearzot sfidava la Germania nella finale del Bernabeu. Così il presidente partì, con la sua pipa e la sua vitalità da vegliardo indomito. Chi ha l’età per ricordare, non ha dimenticato: il capo dei tifosi era un Nonno. Il Nonno della patria. Quando Spillo Altobelli firmò il gol del 3-0, dopo le reti di Paolo Rossi e di Marco Tardelli, il partigiano del Quirinale quasi precipitò dalla balaustra, gridando in faccia al cancelliere Helmut Schmidt: "Non ci prendete più, non ci prendete più".

Andò bene anche a Giorgio Napolitano nel 2006. Primo ex comunista nel Palazzo dei Papi e dei Re. Diversissimo da Pertini: austero, sobrio. Al rigore decisivo di Grosso, nella partita contro la Francia, il capo dello Stato rimase imperturbabile. Per i festeggiamenti post vittoria, negli spogliatoi preferì mandare Giovanna Melandri, ministro della Cultura poi dello Sport. Cannavaro e compagni la accolsero ebbri di felicità, goliardicamente intonando la canzoncina "Faccela vede’, faccela tocca’". Via, vediamo di evitare un imbarazzo simile, domenica sera, a Kate, la moglie del principe William...