Mercoledì 24 Aprile 2024

Napoli, la favola di Di Lorenzo con l'Italia di Mancini

Il terzino toscano, subentrato all'infortunato Florenzi, si è rivelato un tassello fondamentale della difesa azzurra

Giovanni Di Lorenzo (Ansa)

Giovanni Di Lorenzo (Ansa)

Napoli, 17 giugno 2021 - Da Lorenzo a Di Lorenzo: se il mattatore del match di esordio dell'Italia a Euro 2020 era stato Lorenzo Insigne, nel secondo nella lunga lista dei migliori in campo occupa una delle posizioni più alte Giovanni Di Lorenzo, che alla soglia dei 28 anni e dopo tanta gavetta si scopre un tassello quasi imprescindibile della bellissima Nazionale di Roberto Mancini.

Un acquisto in sordina

In effetti la fioritura dell'ex Empoli era cominciata fin dagli albori della sua fortunata esperienza al Napoli, squadra dove è approdato nel 2019 non senza brutte etichette da staccarsi in fretta di dosso: un destino comune a tanti giocatori italiani, che devono sgomitare non poco per vincere la concorrenza dei pari ruolo stranieri. Poi col tempo e col lavoro Di Lorenzo ha saputo imporsi come autentico signore della corsia destra degli azzurri: le specialità della casa sono in particolare la spinta e gli inserimenti, mentre apparentemente in fase difensiva spuntavano delle lacune. Lacune che il toscano ha pian piano colmato fino ai recenti exploit con la maglia della Nazionale: specialmente contro la Svizzera il classe '93 si è dimostrato all'altezza della situazione con alcune chiusure degne dei più calorosi applausi anche di uno stopper di tutto rispetto come Leonardo Bonucci. E dire che nell'estate di 2 anni fa gli 8 milioni versati dal Napoli nelle casse dell'Empoli sembravano a molti un azzardo visto che in ballo c'era un giocatore dal pedigree non molto allettante (spiccano nel passato di Di Lorenzo le esperienze a Matera, Cuneo e Reggio Calabria) e dall'età neanche tanto verde: un'operazione che all'epoca fu definitiva non alla De Laurentiis e che invece il tempo avrebbe ribattezzato come un grande affare.

Un vecchio luogo comune

Il patron, si sa, è generalmente più votato alla caccia a giovani talenti stranieri che possano sia arricchire il patrimonio tecnico della squadra sia trasformarsi in future plusvalenze. La motivazione data in questi casi dai vari presidenti delle potenze della Serie A è sempre la solita: i prospetti italiani costano troppo, salvo poi spulciare tra le operazioni in entrata dal mercato estero e scoprire bonifici mastodontici verso club, procuratori e intermediari. In questo panorama fatto di soldi, lustrini e titoloni si stagliano i vari Di Lorenzo, specchio di quella parte proletaria del Paese ancora abituata a sudarsi ogni minimo traguardo prima di ritagliarsi i meritati successi, quelli che il terzino azzurro sta raccogliendo anche grazie a un'intuizione di ADL.

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