Venerdì 19 Aprile 2024

Napoli, Demme: "Qui grazie a Gattuso"

Al quotidiano Bild l'ex Lipsia ringrazia il tecnico calabrese: "Mi ha voluto in prima persona e mi ha lanciato subito in un'avventura emozionante"

Diego Demme (Ansa)

Diego Demme (Ansa)

Napoli, 16 marzo 2020 - Il suo approdo a Napoli fu accolto con freddezza da una piazza delusa dal rendimento della squadra: poi gli azzurri sono lentamente rinati e tanti meriti vanno proprio a Diego Demme, che al quotidiano tedesco Bild ha parlato dei suoi primi mesi all'ombra del Vesuvio. UN NOME IMPORTANTE - La chiacchierata dell'ex Lipsia comincia dalle emozioni provate al debutto al San Paolo. "E' stato commovente: la partita contro il Barcellona in particolare è stata da pelle d'oca". L'arrivo del classe '91 nel capoluogo campano ha in un certo chiuso un cerchio familiare e personale: per il primo caso il riferimento va a Demme senior, grande tifoso di Maradona e del Napoli (pur essendo di origini calabresi) e per il secondo si parla del ricongiungimento con un vero e proprio modello. "Insieme a Pirlo, Gattuso è sempre stato il mio idolo: so che è stato lui a caldeggiare il mio acquisto e infatti mi ha lanciato subito. L'impatto è stato ottimo anche perché il suo gioco è simile a quello del mio precedente allenatore, amante del possesso palla. Quanto a mio padre - continua il centrocampista - devo confessare che ha pianto quando ho firmato: per tutti noi è stata una grandissima emozione ma per lui di più, al punto che assiste a ogni gara". E' facile credere a Demme junior, che torna sulla scelta del suo nome di battesimo. "Fin da piccolo mi parlavano di Maradona come di una leggenda di Napoli per quello che ha saputo regalare alla città. Io so di avere un nome importante, ma non mi paragonerei mai a lui come giocatore". UNA SCELTA DIFFICILE - A proposito di paragoni: da Lipsia al capoluogo campano, due mondi totalmente diversi per il classe '91. "In Germania la gente mi fermava giusto per qualche selfie, mentre qui mi riconoscono tutti per strada e soprattutto all'inizio quasi non potevo uscire da casa: il calcio è vissuto come una religione e anche per questo motivo ho deciso di imparare finalmente l'italiano, cosa che da piccolo mi rifiutavo di fare visto che mio padre era sempre fuori per lavoro". Infine, un pensiero a quel Lipsia che Demme a gennaio ha lasciato da capolista della Bundesliga: una scelta non facile sotto tutti i punti di vista. "Sarò sempre grato al club nel quale ho militato per 6 anni e li ringrazio per avermi fatto andare via in un momento come quello che stavamo vivendo. Non tutti lo avrebbero fatto - conclude il mediano - ma sono convinto di aver preso la decisione giusta perché avevo voglia di provare una nuova esperienza". GIUSY ANNA MARIA D'ALESSIO