Mercoledì 24 Aprile 2024

Cene extralusso e sfottò sui social. Le follie dei nuovi divi: i calciatori

Altro che Hollywood, le icone di oggi giocano a pallone. E il bomber Haaland, 20 anni, lascia 30mila euro di mancia

L’attaccante del Borussia Dortmund, Erling Haaland, 20 anni, in volo su un jet privato

L’attaccante del Borussia Dortmund, Erling Haaland, 20 anni, in volo su un jet privato

Nemmeno dipende da questo chiacchieratissimo Europeo. In realtà, il fenomeno di costume si era consolidato da tempo e semplicemente il torneo continentale del (si spera!) post Covid è venuto ad offrire l’ennesima conferma. In breve. Nel mitico immaginario collettivo, che prima o poi un intellettuale da talk show provvederà a spiegarci in che cosa consiste, nell’immaginario collettivo, dicevo, gli eroi della pedata hanno preso il posto dei divi dello spettacolo. Lo stadio ha sostituito Hollywood, l’area di rigore ha rimpiazzato i palcoscenici da Festival.

Fateci caso. Un tempo noi moralisti in servizio permanente effettivo ci indignavamo per la montagna di dollari garantita a Marlon Brando in cambio di una comparsata da due minuti sul set di Superman . Adesso ci chiediamo come sia possibile pagare dieci milioni netti in euro di stipendio a Gigio Donnarumma, il portiere della Nazionale. Una volta faceva discutere il maxi compenso Rai per avere Adriano Celentano al timone del varietà del sabato sera.

Oggi ci interpelliamo sul numero di fuoriserie ospitate dal garage di Cristiano Ronaldo. E se c’è di mezzo un bomber siamo pronti a prendere per buona qualunque invenzione, tipo quella secondo la quale il norvegese Erling Haaland, fortissimo centravanti del Borussia Dortmund, avrebbe speso 500mila (cinquecentomila!) euro per una cena a Mykonos, lasciando poi 30mila euro di mancia ai camerieri. Mezzo milione per ostriche e champagne. Lui ha smentito sui social, sbeffeggiando con un post: "Nel conto mancano i piatti principali", ma il calcio è come il Far West del film con John Wayne su Liberty Valance: tra realtà e leggenda, vince la leggenda.

Il calciatore, insomma, è la vera icona post moderna. Nel bene e nel male. Mario Balotelli, per dire, si era trasformato in un genere letterario, fra esagerazioni e occasioni sprecate, in campo e fuori. A Francesco Totti, a cui non bastavano le barzellette, hanno dedicato, in sequenza, un libro, un docufilm e una fiction. Netflix è passata da The Crown su gioie e dolori di Sua Maestà Elisabetta II a Il Divin Codino, inteso come Roberto Baggio, cinematograficamente recuperato come asso del pallone e come devoto buddista, con tanto di Martufello, quello del Bagaglino, nei panni del leggendario Carletto Mazzone. Tutto perfetto, solo che uno si chiede: ma allora Gigi Riva e Gianni Rivera cosa avrebbero meritato, un kolossal in dieci puntate con la regia di Sandro Bolchi, quello dei Promessi Sposi in bianco e nero Rai?

Eh, sì. È cambiato tutto, lasciamo stare se in meglio o in peggio. Magari può darsi che attori e cantanti siano diventati più sobri e riservati, a proposito di frequentazioni sentimentali: però nel 2021 non c’è sito Internet che non dedichi occhiute attenzioni alle Wags , che poi sarebbero le mogli, le fidanzate e le amichette dei giocatori. Sarebbe troppo facile buttar lì che in fondo non c’è niente di serio. Facile ma non veritiero: visto che persino Super Mario (Draghi, mica Balotelli) e Angelona (la Cancelliera Merkel) hanno ricevuto più attenzioni per essersi occupati della sede della finale di Euro2020 piuttosto che dei migranti.

È una mania innocente, una moda senza confini. L’austero New York Times , decisamente il più bel giornale del mondo, nonché il più moderno, ha appena dedicato una pagina a un simbolo italiano. Prendere nota: non si tratta di Sergio Mattarella, bensì di Ciro Immobile. E ho detto tutto (Totò, citazione).