Belotti: "Vi svelo il segreto dietro il soprannome 'Gallo'. Vialli? Aveva un dono"

L'attaccante della Roma ha rilasciato un'interessante intervista sugli inizi della sua carriera e la sua esperienza in Nazionale con il compianto Vialli

Andrea Belotti (Ansa)

Andrea Belotti (Ansa)

Roma, 29 marzo 2023 - Dalle origini del suo soprannome, alla figura di Gianluca Vialli, oltre ad una emozionante lettera. Andrea Belotti ha aperto il suo cuore e ha lasciato fluire i suoi ricordi in un'intervista molto emozionante rilasciata ai colleghi di Cronache di Spogliatoio, nella quale ha toccato diversi punti della sua carriera, a partire fin dagli esordi ai tempi dell'Albinoleffe.

L'origine del soprannome "Gallo"

Chiunque, tifoso o appassionato di calcio in generale, avrà chiamato Andrea Belotti semplicemente "Gallo" almeno una volta durante la sua carriera. Questo soprannome è dovuto alla sua esultanza particolare, che mima la cresta di un gallo ed è diventata il suo simbolo personale. Il significato e l'origine di tale soprannome è da ricercarsi nel lontano 2012, in una storia davvero curiosa raccontata dallo stesso Belotti: "Voglio svelare una volta per tutte un segreto: perché il mio nome è quello di "Gallo" Belotti, perché si tratta davvero di una storia assurda" esordisce il giocatore della Roma. "Dobbiamo tornare indietro, ad una sera del 3 settembre 2012. Un mio amico, di nome Juri, gestisce il suo bar a Calcinate, il mio paese d'origine. Io all'epoca avevo ancora 18 anni e giocavo con la maglia dell'Albinoleffe, in Serie C. Juri lavora bene, ma da piccolo giocava a calcio ed era davvero bravo. Il suo cognome era Gallo e il primo a esultare con la cresta, in realtà, è stato proprio lui per questo motivo. Era un bel giocatore, che segnava in tutti i modi, un vero e proprio bomber. Faceva gol nei campi di provincia e poi correva sempre ad esultare mimando la cresta". La svolta arrivò quando l'amico Juri riuscì, finalmente, ad andare a vedere una partita di Belotti: "Non era ancora riuscito a venire a vedermi giocare a causa del lavoro. Quella sera del 3 settembre mi chiama e mi avvisa, dicendomi che era riuscito a liberarsi e sarebbe venuto sugli spalti anche lui. Era gasatissimo e mi chiese di promettergli che, in caso di gol, avrei esultato con la cresta del gallo in suo onore. Accetto, inizia la partita e faccio gol dopo soli due minuti". A quel punto, ebbe inizio la storia dell'esultanza da "Gallo" Belotti: "Non ci ho pensato neppure per un secondo: sono andato sotto la tribuna e ho iniziato a mimare la cresta del gallo. Juri, però, si è presentato in ritardo di tre minuti e, mentre parcheggiava, ha sentito il boato dello stadio. Io in pratica feci la cresta per nessuno, perché non mi ha neppure visto. Da quel giorno mi chiese di riproporla ed è un gesto che non ho più abbandonato nel resto della mia carriera".

Gli albori e l'esperienza con Vialli in Nazionale

Andrea Belotti è cresciuto in un piccolo paese di provincia, dove ha cominciato a dare i primi calci al pallone. Come tutti, aveva al suo fianco il supporto della famiglia, in particolare della sua nonna. A questo riguardo, il Gallo ha raccontato un aneddoto curioso: "Quando ero ragazzo, tutto il campo sportivo ogni domenica sperava che segnassi io, in particolare, per la squadra del mio paese. La colpa di ciò era di mia nonna, poiché si era creato questo rito secondo cui, dopo ogni mio gol, lei portava al campo il pane e il salame. Una volta terminata la partita, tutti correvano sempre in tribuna per mangiare. La cosa più assurda è che i genitori dei miei compagni di squadra speravano di vincere grazie a me solo per poter mangiare il salame. Il colmo, poi, è che che finito il match tutti andavano da mia nonna. Io, invece, dovevo farmi la doccia: arrivavo ed era finito quasi tutto". Successivamente, Belotti fa un salto in avanti, per arrivare all'estate 2021. Euro 2020 si disputa con un anno di ritardo a causa del Covid 19, l'Italia compie una cavalcata trionfale e si aggiudica il trofeo. Tra le sue fila c'è proprio la punta capitolina, che ha voluto raccontare cosa abbia significato per lui la presenza di Gianluca Vialli, scomparso recentemente, il 6 gennaio del 2023, in quel gruppo di ragazzi poi capaci di compiere l'impresa: "Mi trovavo con la Nazionale e una mattina, dopo colazione, arrivai un'ora prima al campo, pensando di non trovare nessuno. E invece c'era una persona che correva da sola, che anche lei era arrivata un'ora prima dell'appuntamento fissato. Si trattava di Gianluca Vialli, che in quel preciso istante mi ha fatto davvero riflettere: ho pensato che, nonostante tutte le difficoltà che stava passando, lui stava correndo su quel prato. Con la sofferenza che aveva dentro, con i milioni di problemi che si portava dietro. Gianluca era una persona sempre pronta ad aiutarti, eppure era lui quello che aveva bisogno di ricevere aiuto. Quando vedi una persona dare tutto quello, ti guardi dentro e senti che ti sta trasmettendo una forza devastante. Sono convinto che egli vivrà per sempre dentro tutti noi che lo abbiamo conosciuto e abbiamo trascorso tempo con lui. Ci sono delle persone che hanno un dono: lui aveva quello di saperti entrare dentro. Ricordo che io e lui restavamo anche cinque ore a chiacchierare. Io lo fissavo, imbambolato, osservando la sua bocca. Non volevi perdere neanche una parola di quello che diceva".

La lettera di Andrea Belotti

Infine, Andrea Belotti ha voluto scrivere una lettera, redatta assieme ai giornalisti di Cronache di Spogliatoio, della quale riportiamo uno stralcio: “Credo nella fede e nei valori. Credo alla fedeltà e alla sincerità nei rapporti interpersonali. In ambito sportivo credo nel lavoro e, a volte, anche nel destino. Credo nel gol, davanti alla porta. Credo nella determinazione. Credo nell’essere istintivo: faccio il lavoro più bello del mondo e allo stesso tempo lo amo follemente. Credo che quando entro in campo, sono la persona più felice che ci sia. Credo che il pallone mi faccia esprimere tutto quello che ho dentro attraverso una passione forte. Basta guardare come ho abbracciato Spinazzola dopo il gol al Salisburgo. Sono esploso, l’ho travolto: penso che si sia accorto che avrei potuto trascinarlo a terra, infatti mi ha spinto prima che potessi sbatterlo sull’erba! Credo nell’abnegazione: se tu, ogni giorno, lavori per migliorare mettendo quel qualcosa in più, io sono certo che in partita in un modo o nell’altro verrai ripagato. In breve tempo, o nel lungo periodo, ma verrai ripagato. In campo sono testardo: tra i miei amici, sono arrivato soltanto io. Ma ricordo bene quando facevo gli Allievi Nazionali nell’Albinoleffe e rischiavo di essere tagliato fuori. Volevano lasciarmi a casa, mi dissero che avrei trovato poco spazio quell’anno. Mi misero davanti a una scelta: ‘Vedi tu, scegli e facci sapere. Potresti avere davvero un minutaggio bassissimo’”. Leggi anche: Mourinho avanti a Roma fino al 2024