Serie A, le Asl bloccano i nazionali di Roma, Lazio e Fiorentina

L'Inter protesta con Marotta: "Questa situazione è iniqua"

 Henrikh Mkhitaryan con i giallorossi (Ansa)

Henrikh Mkhitaryan con i giallorossi (Ansa)

Roma, 8 novembre 2020 - Le Asl fermano i nazionali dei club di Serie A, e lo fanno a macchia di leopardo scatenando polemiche. "E' una situazione iniqua che rischia di alterare le regolarità dei campionati: intervenga Spadafora, serve uniformità", ha protestato Beppe Marotta. 

Così le Asl hanno fermato i giocatori in partenza verso le rispettive squadre, per il rischio possano diventare veicolo di ulteriori casi di positività al Covid. 

Il blocco imposto dalle aziende sanitarie al viaggio per chi è in bolla, ma non a tutti: nella Capitale una Asl ha bloccato i 7 nazionali Roma, e i giocatori della Lazio, in partenza per le rispettive nazionali. I bianocelesti pagano le positività di Ciro Immobile, Lucas Leiva e Thomas Strakosha. Poi c'è il caso della Fiorentina: 13 giocatori messi in panchina dall'ASL della Toscana, che non ha autorizzato la loro partenza per raggiungere i vari ritiri. La squadra viola ha a che fare con la positività riscontrata a Josè Callejon la fine della scorsa settimana, è attualmente racchiusa in una 'bolla' almeno fino a domenica prossima. Il Sassuolo ha bloccato i nazionali fino a martedì. 

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A Roma restano anche i quattro giallorossi convocati dall'Italia: Bryan Cristante, Lorenzo Pellegrini, Leonardo Spinazzola e Gianluca Mancini, non hanno il via libera della ASL dopo i casi di positività di Dzeko e Boer. Stop anche per l'albanese Kumbulla, l'armeno Mkhitaryan ed il brasiliano Ibanez. 

Marotta, ad dell'Inter, invece vedrà partire i suoi nazionali con voli privati come da accordi, ora chiede una clausola che eviti lo stop Asl. "Bisogna usare buon senso, ci sono troppi impegni", aveva detto giorni fa, invocando una riduzione degli impegni della nazionali. Oggi ha ribadito il concetto con forza: "C'è un forte rammarico: invoco l'intervento del ministero dello sport. Questa situazione è iniqua, porta a un'alterazione della regolarità delle competizioni. È assurdo che le ASl si comportino in modo diverso da Roma 1 o Roma 2, o da Milano a Firenze. Fermo restando che ci sono i protocolli rigidi e che giustamente tutti dobbiamo rispettarli, c'è la zona d'ombra nella mancanza di centralità di questa gestione: e ogni Asl diventa centrale nella gestione dei club. Diventa ancor più di rilievo il mio allarme di qualche giorno fa, con la richiesta di ridurre gli impegni delle nazionali".