Mercoledì 24 Aprile 2024

Brozovic-gol, l’Inter torna a guardare lontano

Primo tempo in affanno contro il Toro e fischi a San Siro, solo nel finale la reazione con il lampo del croato all’89’: sollievo Inzaghi

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di Giulio Mola

Al primo bivio importante della stagione (vincere o guardare l’abisso dopo le due sconfitte contro Milan e Bayern Monaco) l’Inter imbrocca il sentiero giusto nel momento di maggior sbandamento e resta aggrappato al gruppo delle prime. Ma quanta fatica per domare un bel Toro organizzato e aggressivo (però poco cinico sotto porta), piegato solo al minuto ottantanove da un tocco morbido di Brozovic su assist di Barella, due fra i più deludenti fino ad allora. Tre punti che parevano insperati, raccolti con la forza della disperazione più che con la lucidità e le idee.

Sia chiaro, quella palla rotolata lentamente in porta non risolve i problemi che per Inzaghi continuano comunque a covare sotto la cenere. Bisogna dire la verità: fosse finita 0-0 i rimpianti sarebbero stati degli ospiti e i nerazzurri avrebbero portato a casa un pareggio d’oro, visto che per oltre un’ora il Torino ha giocato meglio, vincendo i duelli a centrocampo e confezionando occasioni a ripetizione. Eppure, dopo un primo tempo con zero tiri in porta, zero ritmo e zero intensità, e dopo aver rischiato più volte il tracollo ad inizio ripresa, con i granata trascinati dallo scatenato Vlasic, qualcosa è cambiato nei venti minuti finali. Perché Inzaghi, che già aveva rivoluzionato la squadra rispetto alla gara di Champions, ha finalmente rimescolato le carte, togliendo i deludenti Dumfries e Dzeko e mettendo forze fresche. A quel punto si è vista un’altra squadra, spinta dall’orgoglio e dalla carica dei tifosi.

Giusto dire che la partita l’ha vinta l’Inter perché ci ha creduto fino all’ultimo; l’hanno vinta Barella e Brozovic, protagonisti nell’azione del gol; l’ha vinta Lautaro Martinez per l’atteggiamento da guerriero mostrato in campo. Ma l’ha vinta soprattutto il vecchio capitano Handanovic, che dopo la panchina in Champions (e nonostante i mugugni di alcuni settori dello stadio alla lettura delle formazioni) ha tenuto il gruppo in piedi evitando che il fortino crollasse già dopo 19’ con la prima respinta (col piede) su Vlasic, seguita da altre parate una più bella dell’altra (su Sanabria, ancora sul croato e poi su Rodriguez),

Chissà, proprio perché piovuto dal cielo, questo potrebbe essere uno di quei successi che danno la scossa. Bastava vedere la gioia dei 70mila al gol di Brozovic. "Sapevamo che la partita sarebbe stata tosta ed è vero, siamo stati in difficoltà – dice il croato –. Perciò sono tre punti pesanti. Ora però dobbiamo guardare avanti e vincere. Se oggi si è visto qualcosa nato dal confronto di Appiano? Abbiamo parlato e basta. Questa è una vittoria per tutti noi interisti".

Tre punti che serviranno ad evitare distrazioni viste le continue voci riguardanti il futuro societario. Anche se le indiscrezioni sul possibile riassetto azionario in viale della Liberazione non sono una novità. Da oltre due anni l’Inter è in vendita, e se nessuna trattativa è andata oltre il semplice interessamento (BC Partners, ad esempio) è solo perché Zhang continua a chiedere cifre elevate (considerato pure che finora ha speso 800 milioni di euro), malgrado l’altissimo indebitamento. Ma prima o poi, si sussurra in ambienti finanziari, si dovrà cedere, anche perché entro il 2024 bisognerà compensare il prestito di Oaktree (275 milioni con il 12% di interessi), il fondo californiano che però non vorrebbe escutere il debito con l’Inter diventando proprietario del club (quel che fece Elliott col Milan di Yonghong). Lo stesso ad Marotta, interpellato su una questione così delicata, non si è mostrato stupito. "Queste notizie sono ormai due anni che circolano. Sono cose che però passano sopra la mia testa, non entro nel merito delle strategie della proprietà. Posso dire che il futuro è garantito e che la famiglia Zhang non verrebbe mai meno a questo tipo di impegno".