Brivido Tamberi: "Ma io sono ancora qui"

Conquista la finale dell’alto col 2,28 all’ultimo assalto: "Una faticaccia, me l’aspettavo. Ora mi riposo, per la medaglia servirà carattere"

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di Leo Turrini

Fosse diverso, non sarebbe stato possibile essere ipnotizzati dal suo sulfureo carisma. Insomma, Gimbo ce l’ha fatta un’altra volta e pazienza se (ancora…) non stiamo parlando di una medaglia.

Tamberi sì è qualificato per la finale mondiale del salto in alto e naturalmente lo ha fatto alla sua maniera. Cioè spaccando i cuori di chi palpitava di fronte ad una esibizione che a tratti somigliava dannatamente a un viaggio all’inferno senza ritorno.

Tormentato da malanni fisici che non ha mai sventolato come alibi, il marchigiano sulla pedana di Eugene ha rischiato l’osso del collo. Se ne intuiva la sofferenza, sin dal balzo di ingresso. E man mano che la competizione andava avanti, l’oro di Tokyo quasi si rimpiccioliva, si ingrigiva, sparava occhiate verso una asticella che doveva sembrargli ostile, nemica, cattiva.

Psicodramma. A 2,25 ecco materializzarsi lo spettro di una eliminazione dolorosamente clamorosa. Due errori, la salivazione azzerata in stile Fantozzi, infine un guizzo miracoloso.

Ma non bastava, non poteva bastare. In pieno psicodramma, l’avanzata dei concorrenti rendeva assolutamente indispensabile lo scavalcamento dei 2,28.

Il lampo. Mentre l’altro azzurro Marco Fassinotti veniva respinto, mille pensieri debbono avere attraversato la mente di Tamberi. La condizione è quella che è, le ansie si stavano moltiplicando e due sbagli anche evidenti avevano ormai spinto Gimbo sull’orlo del precipizio.

Spalle al muro. Spalle all’asticella. Spalle ad una stagione forse da dimenticare.

Ma è nella solitudine parente della disperazione che un fuoriclasse si rivela tale! Tamberi non sarebbe Tamberi se non giocasse alla roulette russa. Mica lo scopriamo adesso, dai.

Insomma, il terzo salto è stato un inno alla gioia. Con tanto di urlo liberatorio e lacrime a profusione.

Il pazzo mondiale di Gimbo, l’eroe di Tokyo, continua. Meglio: sta per cominciare.

Con papà. Prima della gara, Gimbo aveva giocato con papà Marco. Dopo, ha chiuso il discorso sui dissidi: "Visto che siamo qua non c’è ragione per non parlarci. Sapevo che non sarebbe stata facile, ora mi serve riposo. In finale serviranno gli attributi". Tamberi si è anche rappacificato con Fassinotti.

In finale. Questi i qualificati per la finale del salto in alto: Woo, Lovett, Protsenko, Barshim, Shinno, McEwen, Zayas, Harrison, Kapitolnik, Baden, Tamberi, Rivera, Przybylko. La gara si terrà alle 2,45 della notte tra lunedì e martedì.