Mercoledì 24 Aprile 2024

Brignone: "I mondiali la mia priorità 2023"

"Vorrei tornare sul podio 12 anni dopo Garmisch. Nello sport la testa è il 70%: e io ci punto ma senza stress". Sabato il via a Soelden

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di Gianmario Bonzi

Prima l’acqua, adesso la terra. Chissà se nel lungo cammino di sensibilizzazione sull’inquinamento planetario, giunto alla quinta "traiettoria liquida" (la "decarbonizzazione", appunto), Federica Brignone, 32 anni, la sciatrice italiana più vincente in Coppa del Mondo, affronterà anche temi relativi al fuoco e all’aria, come fecero i Litfiba nella loro famosa tetralogia degli elementi in quattro album, dal El Diablo (1990) a Mondi Sommersi (1997), passando per Terremoto (1992) e Spirito (1994). E se la leggendaria band fiorentina a dicembre darà l’addio ai palcoscenici dopo oltre 40 anni, con un ultimo concerto all’ombra della Madonnina, la campionessa valdostana, nata proprio a Milano, la musica vuole continuare a suonarla in pista, possibilmente per un bel po’. Dipenderà da fisico e risultati, ma Fede resta un inno alla professionalità e alla passione, declinata in voglia di vincere. Sabato, da Sölden, in Austria, scatterà per lei la quattordicesima stagione piena nel circuito maggiore (dal 2009; esordì però a dicembre 2007, a Lienz) e la voglia è la stessa, con in più serenità (ritrovata da tempo), condizione (recuperata al volo da metà agosto) e convinzione ("vivo per la competizione").

Federica, Sölden è...?

"Sempre Sölden, cioè un nuovo inizio. Ma non cambiano i miei pensieri. Vorrei essere competitiva per tutta la stagione, viverla magari al meglio, senza preoccupazioni per test o quant’altro, con maggiore libertà. Le mie motivazioni restano molto alte, mi piace il fatto di provare a giocarmi qualcosa di importante in pista cercando di essere la più veloce, quando possibile. Se proprio vogliamo fissare un altro obiettivo, mi piacerebbe tornare sul podio iridato 12 anni dopo Garmisch 2011, ma se non conquisterò nessuna medaglia ai Mondiali di MeribelCourchevel, a febbraio 2023, non sarà un dramma. Vivo per vincere, sì, senza stress".

Ora sta finalmente bene dopo un’estate complessa, giusto?

"A metà maggio si è manifestato improvvisamente un fastidio alla gamba sinistra, un problema tendineo mai avuto in passato. Ho tribolato parecchio, il dolore si presentava solo sugli sci, difatti fino all’Argentina non ho mai tastato la neve. Eppure fisicamente ho potuto fare tutto, senza saltare neanche una seduta atletica. Il problema si è risolto con tanta fisioterapia, svolta anche al JMedical da metà luglio a metà agosto. Facevo la pendolare, ma lì ho cominciato finalmente a svoltare. Tornavo a casa distrutta".

Poi in Argentina...

"Siamo partiti con l’idea di sciare meno, e invece grazie al meteo, alle condizioni delle neve e mie, fisiche, ho messo gli attrezzi del mestiere 27 giorni. Mai trovate condizioni simili al Cerro Castor".

Sensazioni?

"Dipende dai giorni, alcuni positivi, altri meno, anche di recente in Val Senales sciavo bene tecnicamente, senza essere però troppo veloce. Ma il lavoro paga e l’allenamento verrà fuori comunque con il tempo. Quando a Ushuaia ho capito che avrei potuto sciare, dopo tutti i dubbi avuti, mi sono sentita... in vacanza!".

Programmi?

"Gigante e superG ovunque. Niente Lech e Levi perché dovrò allenarmi in America, sicuramente Zermatt-Cervinia, a un’ora da casa mia. Non posso proprio mancare. Ma senza pressioni".

Meglio iniziare prima con le prove veloci?

"Se ci fosse dietro un’idea diversa, cioè quella di partire in anticipo per distribuire meglio le gare e avere magari un weekend libero in piena stagione, per allenarsi, allora sì. Ma così non facciamo altro che aggiungere un ulteriore impegno ai tanti già previsti. Mi spiace, invece, per le combinate, è bello e difficile nello stesso giorno essere competitivi in slalom e poi in discesa o superG".

Nuove Brignone o Bassino non si vedono troppo, all’orizzonte.

"Siamo in due nelle 30 in gigante, a parte Curtoni e Goggia, quando ci saranno. Melesi ha fatto vedere qualcosa di buono lo scorso anno, ma se parliamo di atlete tra i 17 e i 20 anni, non so dire cosa si muova dietro. Auguro alle giovani di riuscire a esprimere il loro potenziale. In velocità siamo messi bene, anche per il futuro, con le sorelle Delago e Laura Pirovano. Per emergere, comunque, servono quattro caratteristiche fondamentali: un fisico allenato e anche forte, che devi costruirti fin da bambino; la testa, che per me conta il 70%, nello sport. E la tecnica. Io son sicura che se nelle squadre B e C ci sono ragazze con queste qualità, emergeranno. E mi auguro ci siano".