Giovedì 25 Aprile 2024

Brady ci ripensa: in campo a 44 anni L’eterna sfida dei campionissimi

Il mito della Nfl si era ritirato a gennaio. Da Ali a Buffon, quando il richiamo della competizione resta irresistibile

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LA STORIA

di Leo Turrini

Tom Brady ci ha ripensato. Per chi non lo sapesse (e beninteso non c’è niente di male, a non saperlo), qui stiamo parlando del più famoso “quarterback” nella storia del football americano. Che sarebbe poi quello sport meravigliosamente unico, uno schianto continuo tra colossi, illuminato però dalla genialità di chi “governa” il gioco. In questo Brady è il Leonardo Da Vinci del settore: ha vinto 7 Super Bowl (per capirci, la Champions di quel mondo lì), ha esaltato per stagioni e stagioni i tifosi di Boston, poi si era spostato a svernare a Tampa, in Florida. A 44 anni di età, con un conto in banca stile oligarca russo, con una compagna, la modella brasiliana Gisele, che è una delle donne più belle del mondo, insomma, comprensibilmente Tom aveva detto basta, stop, fine delle trasmissioni. Solo che.

Solo che ha cambiato idea, per la disperazione dei fans bostoniani, che non sopportavano di vederlo in campo con maglia e casco di Tampa. La notizia del ripensamento ha immediatamente fatto il giro del mondo. Con tanto di fatale interrogativo.

È la scelta giusta? Oppure si incrinerà il mito? Brady farà la figura del pugile suonato (un classico, anche cinematograficamente parlando)? Ah, saperlo!

I flop. Degli assi del ring già abbiamo accennato. Persino il leggendario Muhammad Ali non si risparmiò patetiche comparsate. Né andò meglio a Borg, mito del tennis: smise dopo le battaglie rovinose con McEnroe, poi accettò di ripresentarsi con la racchetta in mano e fu preso a pallate dall’argentino Clerc. E a proposito di Argentina, non furono felici i reiterati tentativi di ritorno di un certo Diego Armando Maradona, fra Valencia e Boca Juniors: era grassoccio, dagli spalti gli gridavano “gordo”, cioè pancione. Per dirla tutta, magro non era. Ancora: Michael Schumacher, dopo tre anni di pausa, tornò in pista al volante della Mercedes. Vittorie, zero virgola zero.

I top. A volte, però, il “comeback” funziona. Per stare alla Formula Uno, un certo Niki Lauda si concesse due anni sabbatici, dedicandosi alla sua compagnia aerea. Poi si calò di nuovo nell’abitacolo e conquistò il terzo titolo mondiale con la McLaren, lui icona ferrarista. E la sua connazionale austriaca Anne Marie Moser Proell fece la stessa cosa con gli sci sotto ai piedi. Mentre Gigi Buffon, più vicino ai cinquanta che ai trenta, continua a sognare la convocazione in Nazionale. Come direbbe Tom Brady, vista la papera di Gigio Donnarumma in Champions, nemmeno è una brutta idea.