Braccio di ferro con la procura

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Il processo sui conti della Juventus, almeno per il momento, resta a Torino. E’ l’esito del pronunciamento di ieri da parte della procura generale della Cassazione che ha dichiarato "inammissibile" per ragioni di procedura la richiesta della difesa di spostare la causa a Milano (o in via subordinata a Roma). In realtà il no non è definitivo, perché la questione è stata rimandata ai giudici piemontesi. Per sbloccare la situazione si attende ora l’inizio dell’udienza preliminare, che sarà a carico di Andrea Agnelli e di altri dodici indagati. E’ il segmento riferito al reato considerato più grave, la "manipolazione del mercato".

Per gli avvocati della Juventus, il tribunale competente è quello di Milano, per questo il 28 novembre è stato chiesto alla procura generale della Cassazione di pronunciarsi. I pubblici ministeri di Torino, però, il 30 novembre hanno depositato le richieste di rinvio a giudizio. In questo modo, ha osservato il procuratore generale, si è verificato "il venir meno del presupposto di operatività degli articoli 54 e seguenti del codice di procedura", significa che la procura della cassazione non può più decidere. La tesi della difesa si basa sul fatto che la Computershare, attraverso cui sono state diffuse le informazioni alla Borsa, ha la sede legale a Milano e in questa occasione si è avvalsa di un data center di Roma.