Berrettini: stop per Covid, ma vince lo stesso

Tennis, il romano positivo a Wimbledon dopo un test non obbligatorio: "Ho il cuore spezzato, ma scelgo di proteggere la salute degli altri"

Migration

di Paolo Franci

Il cuore spezzato. Sì, spezzato. Così Matteo Berrettini ha detto addio a Wimbledon, annunciandolo ieri mattina sui social. "Ho il cuore spezzato nell’annunciare che devo ritirarmi a causa del risultato positivo del test Covid", ha scritto l’azzurro, finalista lo scorso anno con Djokovic e, proprio con Nole, considerato il grande favorito per questa edizione. Domato il dispiacere e dopo aver studiato la situazione, ci siamo chiesti: chi altri l’avrebbe fatto? Perché qui ci troviamo di fronte a un caso in cui coscienza e regole fanno a cazzotti e, nel caso di Matteo, ha vinto la prima per ko alla prima ripresa.

Spieghiamo. Il test per il Covid non è obbligatorio a Wimbledon, ma il nostro tennista dopo aver accusato lievi sintomi ha deciso di farlo in autonomia perchè così era giusto fare "per proteggere la salute e la sicurezza dei miei avversari e di tutti quelli coinvolti nel torneo". Anima pura, Matteo. Chapeau.

Va detto e sottolineato con l’evidenziatore fluo: nessuno regola vieta ai giocatori di scendere in campo qualora vi siano sintomi sospetti o, addirittura, positività al test. Per comporre l’intero affresco bisogna però contestualizzare ciò che sta accadendo. E cioè che nel Regno Unito il Covid è considerato un raffreddore o poco più. Non c’è isolamento in caso di positività, il numero dei test è crollato e le mascherine sono un brutto ricordo. Nonostante tutto, Matteo ha scelto di non esserci. Terza brutta botta dopo il ritiro alle Finals di Torino, l’intervento alla mano e il grande, grandissimo ritorno con due tornei vinti di fila - Stoccarda e Queen’s - che lo avevano catapultato lassù, vicino a Nole nel ruolo di grandi favoriti. E, a proposito, due esempi di sportività lontani come pianeti sul tema Covid. Nole che ne combina di ogni, tra pasticci, mezze verità, gaffes enormi e quella storiaccia dell’espulsione dall’Australia. Matteo che, invece, pur potendo giocare, decide di autoescludersi ascoltando la coscienza e mettendo la lealtà sportiva davanti a tutto.

Il romano era capitato nella metà del tabellone con Nadal e puntava a vincere il suo primo Slam. Lo aveva anche dichiarato. E ora c’è apprensione nei clan di Nole e Rafa, perché Nadal (che ieri ha battuto Cerundolo) s’era allenato sul Centrale nei giorni scorsi con Berrettini, mentre Nole aveva incrociato la racchetta con Cilic, altro ritirato per Covid. Il timore di un focolaio è altissimo a Church Road, l’idea di perdere Djokovic e Nadal fa tremare gli organizzatori. D’altra parte non si sono fatti mancare nulla: la storia dei punti Atp, poi il "Niet" ai russi, infine l’allenamento aperto al pubblico (Nadal e Matteo i primi) con tanto di rischio Covid, che sarà anche un raffreddore per gli inglesi, ma se poi un giocatore si sente male, addio torneo. Come capitato con Cilic. Berrettini negli ultimi giorni si è isolato nella casa in cui alloggia con lo staff, tenendo presente che non è necessaria la "bolla" per partecipare ai torneo. Il timore che qualcosa non stesse andando per il verso giusto è salito quando ha annullato tutti gli appuntamenti media alla vigilia del match con Garin. Allarme rosso quando lunedì Matteo non è sceso in campo per allenersi e, infine, la brutta notizia del ritiro.