Bentornato Berrettini, questione di cuore

Matteo fatica, ma riesce a domare la resistenza di Albot in tre set: mancava dai campo da 84 giorni, in mezzo l’operazione al polso

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di Paolo Franci

Ottantaquattro giorni. Tanti ne sono passati per Matteo Berrettini prima di poter tornare a giocare, a causa del problema alla mano destra risolto con un’intervento chirurgico e relativa via crucis della riabilitazione. A ottanquattro giorni dall’ultimo match e a settantuno dalla sala operatoria, però, Matteo è tornato a fare quel che sa fare meglio e cioè giocare e vincere. Anche se battere il numero 121 del mondo Radu Albot sull’erba del ’250’ di Stoccarda non è stata impresa da bar. Ci sono voluti 3 set e quasi 2 ore di gioco per avere la meglio 6-2, 4-6, 6-3.

Logico: il rientro è sempre molto complicato. Matteo ha vissuto questi 84 giorni con la feroce determinazione del ritorno, ma anche con quel velo di timore che attraversa ogni professionista dello sport - che resta un essere umano, seppur dotato di talento negato ad altri - quando c’è un infortunio serio.

E lo scorso 29 marzo Matteo aveva scelto il canale più usuale dell’atleta moderno, i social, per spiegare di essersi sottoposto ad operazione chirurgica a causa del doloroso problema che lo aveva costretto a rinunciare al Master 1000 di Miami. Un problema che – fu il consiglio di medici e specialisti – si sarebbe risolto con una piccola operazione. E così è stato.

Nel frattempo Matteo ha sofferto neanche poco. In uno dei momenti migliori della carriera, da numero sei del mondo, ha dovuto guardare gli altri lottare sul Centrale del ’suo’ torneo, gli Internazionali di Roma. Ha poi seguito con grande ammirazione il modo in cui Rafa Nadal ha combattuto per vincere il quattordicesimo Slam sulla terra del Roland Garros. E non vi è dubbio sul fatto che abbia tratto una forte ispirazione proprio dalle imprese dell’incredibile Rafa.

E non solo. Berrettini ha sfruttato questo periodo di inattività agonistica per migliorarsi. Lo ha raccontato Vincenzo Santopadre, storico coach di Matteo da quando aveva 15 anni: "Matteo ha utilizzato questa pausa per migliorare il suo gioco e il piano fisico. Lui dice di voler tornare più forte di prima e noi cerchiamo di trasformare le pause in opportunità. Gli obiettivi? Giocare più partite possibili, rivivere la tensione prima del match, i punti difficili, l’agonismo".

Da questo punto di vista, Matteo ha convinto soffrendo ed ’entrando’ nel match, anche se nel secondo set ha dovuto fare i conti con un calo prevedibile, pur sorretto dal servizio - 21 ace, il 71% di prime in campo - che nei momenti decisivi ha fatto la differenza. Ora, ai quarti del torneo che ha già vinto nel 2019, aspetta il vincente tra Sonego e Struff. Sì perché il Lorenzo torinese nel secondo turno del “Boss Open” che vanta un montepremi di quasi 700mila dollari, ha dovuto interrompere il suo match a causa della pioggia. Sonego, n.32 Atp e sesto favorito del seeding, contro il tedesco Jan-Lennard Struff, n.103 del ranking e in tabellone grazie ad una wild card, è stato fermato dal meteo sul 7-6(2) 3-4 e servizio a suo favore. La ripresa del match è prevista per stamane.

La pioggia ha disturbato ma non salvato, invece, Lorenzo Musetti. La situazione contro Nikoloz Basilashvili era davvero compromessa prima che arrivasse l’interruzione per pioggia l’altro ieri sul 7-5 4-2 per il georgiano. Alla ripresa, ieri, sono bastati tre game e il turno di servizio tenuto da entrambi per chiudere la storia con il punteggio di 7-5 6-3.