di Paolo Grilli Finisce con la Juve vincente e in affanno, come all’andata, e con uno Spezia che porta a casa solo i rimpianti. Al Picco i bianconeri la spuntarono per 3-2 in settembre, ieri allo Stadium un altro corto muso, un 1-0 col certificato di Allegri che replica quello di Firenze in Coppa Italia. In questi cinque mesi e mezzo quasi tutto è cambiato, la Signora proprio da quella vittoria in Liguria, la prima del suo campionato, prese il volo – volo radente, d’accordo – ma il campo non parla di qualcosa di molto diverso. I bianconeri hanno di certo una acquisito una solidità che è il pilastro imprescindibile di ogni stagione vincente: ma là davanti, nonostante Vlahovic, nel paniere resta quasi sempre il minimo sindacale. La Juve ringrazia Morata, al ritorno in gol dopo due mesi e mezzo in A, ma poi non crea granché in fatto di occasioni. E nella ripresa la squadra di Motta rialza la testa. Szczesny, su Gyasi e Agudelo, ha dovuto sfoderare tutte le sue qualità per difendere il vantaggio. La Signora soffre ed esulta con moderazione. Più della metà delle vittorie di questo torneo, otto su quattordici, è maturata con un solo gol di scarto. C’è una difficoltà a chiudere le gare che parla di una squadra non ancora entrata in orbita, e se Allegri ricorda che i campionati si vincono con la miglior differenza gol, la sua Juve è solo a metà dell’opera. E’ arrivato il quattordicesimo risultato utile di fila, dalla quinta giornata solo l’Inter ha fatto meglio in termini di punti. Soprattutto, il quarto posto è sempre più blindato, a +6 sulla Roma e sull’Atalanta che pure deve recuperare una gara. Per l’assalto alla vetta, la matematica offrirebbe una possibilità, ma la statistica no. Anche se il divario dalla vetta appare ancora colmabile, ...
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