Bassino sblocca l’Italia: finalmente è oro

Brava e fortunata, Marta conquista il gradino più alto del podio nel parallelo in una gara caratterizzata da regole dubbie e grandi polemiche

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di Gianmario Bonzi

Trionfo e polemiche, ex aequo e centesimi, pettorali alti e piste diseguali. L’esordio mondiale del parallelo, a Cortina 2021, è stato un terremoto sulla Federazione Internazionale Sci, che in tarda serata ha dovuto organizzare una conferenza stampa per chiarire i motivi del risultato. All’Italia però ha portato in dote la prima medaglia della manifestazione, per giunta d’oro, e per noi va bene così. Certo, il format di gara va completamente rivisto, perché i regolamenti non sono chiari, l’approssimazione del ritardo nella prima manche a 50 centesimi massimo crea un problema enorme agli atleti, e soprattutto c’è sempre un percorso molto più veloce dell’altro.

La gara, insomma, non risulta regolare. Ciò detto, "sursum corda", in alto i cuori. Marta Bassino, quarta italiana a vestirsi dell’iride dopo Wiesinger, Kostner e Compagnoni, è stata brava e fortunata.

Brava a rimontare in ogni manche nel tabellone a eliminazione diretta, fortunata a passare il taglio delle qualificazioni per un centesimo sulla compagna Della Mea, con il pettorale n.15 che l’ha aiutata ad affrontare la run decisiva sempre sul percorso più veloce.

Pieghe di un regolamento approsimativo e non accurato, ma queste sono riflessioni che lasciamo volentieri alla FIS. La cuneese di Borgo San Dalmazzo, invece, si regala una gioia indescrivibile in una gara che già l’aveva vista protagonista sul podio lo scorso anno al Sestriere e la metteva tra le outsider di lusso anche a Cortina, alla vigilia. Superata la qualificazione del mattino su manche singola (contavano solo i tempi) con qualche patema e con il penultimo tempo disponibile, per giunta su una pista diversa, Bassino dimostrava poi freddezza nel trovare la concentrazione giusta sulla "Rumerlo", in una giornata lunghissima iniziata alle 6 del mattino e conclusasi a tarda serata, rimontando ogni volta nei confronti della avversarie: mezzo secondo sulla Hrovat agli ottavi, altrettanto nel derby fratricida con Brignone nei quarti, 48 centesimi alla Worley in semifinale, ancora mezzo secondo su Liensberger nell’ultimo atto. Siccome però il regolamento di Coppa (ma ai Mondiali non doveva essere diverso?) prevede l’ex aequo in caso di parità, e solo in finale, ecco che il titolo vinto da Marta e inizialmente assegnato solo a lei, è diventato poi un oro per due mezz’ora più tardi, "diviso" idealmente con l’austriaca, incoronata solo dopo protesta austriaca.

Poco cambia: "Ho dato tutto e ho avuto fortuna - ha detto Marta -. Avevo iniziato a sentire un po’ il peso del fatto che non erano arrivate medaglie e ora me lo sono tolto".

Brignone, furibonda, ha parlato di gara "totalmente falsata" e di "delusione difficile da superare". De Aliprandini, tra i maschi, si è fermato ai quarti di finale. Oggi, dalle 12.15, Team Event: l’Italia (che con le donne non vinceva l’oro da 24 anni, Isolde Kostner in superG a Sestriere 1997) difende il bronzo di Åre 2019.