Mercoledì 24 Aprile 2024

Sud Sudan, senza palasport e atleti profughi: ma la nazionale vola ai Mondiali di basket

La squadra ospitata all’estero compie l’impresa: Paese devastato dalla guerra, quattro ragazzi sono orfani

La Nazionale del Sud Sudan festeggia con i tifosi la storica qualificazione

La Nazionale del Sud Sudan festeggia con i tifosi la storica qualificazione

È vero che generalmente non si sceglie la squadra per cui tifare: ma come si fa a non amare questa Nazionale del Sud Sudan che ieri, battendo il Senegal, ottenendo la nona vittoria in dieci gare, ha conquistato per la prima volta la qualificazione per il Mondiale, nonostante giochi in esilio all’estero perché in patria non ha impianti e i giocatori siano lontani da casa da una vita per sfuggire alla guerra.

E la qualificazione ai Mondiali di questa Nazionale è un evento eccezionale, forse addirittura unico. Il Sud Sudan, Paese giovanissimo essendo nato nel 2011, è stato devastato da una terribile guerra tra vecchi e nuovi potenti, che si è trascinata praticamente fino ai giorni scorsi. Il paese è senza palazzetti dello sport e le qualificazioni le ha sempre dovute giocare all’estero: dove tra l’altro vivono i giocatori in fuga dalla guerra. Quattro di loro sono orfani a causa della guerra, altri due sono nati in campi profughi, in Kenya.

Tutto questo non ha fermato la squadra di Royal Ivey, ex giocatore della Nba, che oggi lavora come assistente dei Brooklyn Nets, allenatore del quintetto più motivato del mondo. Neppure Ivey ha vita facile: gli hanno impedito il doppio ruolo, e lui ha ceduto il posto a Luol Deng, che è anche il presidente della Federazione. Come se Gravina in Italia guidasse la Nazionale al posto di Mancini. Nulla ha fermato la squadra del Paese africano, classificato come il più povero al mondo con un Pil nominale pro capite sotto i 400 euro: le difficoltà hanno moltiplicato le energie, l’esilio forzato ha raddrizzato la mira dei tiratori, la lontananza da casa ha fatto esplodere la voglia di regalare al proprio Paese una gioia enorme. Cosa che è successa. Il paese è esploso di gioia alla notizia della qualificazione ai mondiali. Giocherà al pari con le "stelle" dell’Nba, con i giocatori dei campionati più importanti al mondo. Con la bandiera del Sud Sudan. Non come alle Olimpiadi di Londra, primo evento internazionale cui il Paese riuscì a qualificare un proprio atleta, un maratoneta: che dovette però correre come indipendente, non esistendo ancora in Sud Sudan un comitato Olimpico. Stavolta non sarà così.

A Giuba, la capitale del Paese, la gente è impazzita. Quando la Nazionale arrivò qualche mese fa in visita, come riporta su Twitter il sito La Giornata Tipo, primo a rilanciare la notizia, c’erano settemila persone ad aspettarla all’aeroporto. Molti giocatori piansero. E non aveva ancora vinto il suo girone. Ora ci arriverà da protagonista del mondiale dove, è sicuro, tutte le attenzioni saranno sui suoi giocatori: in Sudan il 94% delle persone vive in villaggi, la televisione non è un elettrodomestico, ma una conquista. Dopo dieci anni di guerra costati due milioni e mezzo di morti, questa è la rinascita per il paese. Una storia meravigliosa, che ricorda il Sudafrica riunito da Mandela grazie al rugby. Una storia che regala al mondo la bellezza dello sport, la poesia incredibile dei suoi protagonisti, la certezza che nulla è impossibile.