Mercoledì 24 Aprile 2024

Cleveland-Golden State, uragano Durant. I Warriors ipotecano l'anello

Grazie ai 43 punti, 13 rimbalzi e 7 assist dell'ex Thunder, Golden State ha sconfitto 110-102 i Cavs e si è portata ad un solo successo dalla vittoria del titolo

Kevin Durant (LaPresse)

Kevin Durant (LaPresse)

Cleveland (Stati Uniti), 7 giugno 2018 – Il cambio di campo e l’approdo in Ohio non ha scalfito le certezze dei Golden State Warriors che, grazie ad una clamorosa prova di forza, si sono presi anche il terzo atto di queste Finals NBA affossando i Cleveland Cavaliers 110-102 e ipotecando di fatto il sesto titolo della loro storia. Nella notte tra venerdì e sabato, sempre alla Quicken Loans Arena, i californiani potrebbero infatti mettersi al dito il loro secondo anello consecutivo. Giustiziere dei Cavs in questa gara 3, proprio come accadde un anno fa nel terzo atto di quella serie finale, è stato uno straripante Kevin Durant che ha alzato l’asticella del suo massimo bottino in carriera ai playoff fino a quota 43 punti – a cui ha aggiunto anche 13 rimbalzi e 7 assist – non facendo pesare la serataccia in cui sono incappati Klay Thompson (11 punti con 4/11 dal campo) e Steph Curry (autore di 10 punti con un disastroso 3/16 al tiro ma anche di un paio di canestri pesantissimi nel finale) e ridimensionando l’impatto nell’economia del match avuto da LeBron James che, pur portando a casa 33 punti, 10 rimbalzi e 11 assist, è calato vistosamente nella seconda metà di gara anche a causa di una lieve distorsione alla caviglia che si è procurato ne secondo quarto. L’ennesima grande prestazione del ‘Re’ non è quindi bastata a Cleveland che – in una serata in cui il “supporting cast” di LeBron, guidato dal solito Kevin Love (20 punti e 13 rimbalzi) e dal miglior Rodney Hood di stagione (15 punti), ha prodotto buone cose – ha pagato a caro prezzo le consuete amnesie difensive che hanno permesso a Golden State di tirare con il 52% dal campo. L’inizio di gara, dominato dall’energia di LeBron faceva presagire a ben altro svolgimento di gara. Finiti a -10 (20-10) però i Warriors hanno cambiato le carte in tavola, rigettando nella mischia Andre Iguodala (rimasto ai box da gara tre delle finali di Western Conference per una contusione alla gamba sinistra) e accelerando con le giocate di uno scatenato Durant che, in un fazzoletto di pochi secondi, ha siglato 9 dei suoi 13 punti mandati a bersaglio nel primo quarto con 4/4 dal campo e ha riportato i californiani a -1 al primo mini-intervallo (29-28). Ai Warriors è mancato però il colpo del sorpasso e così Hood, James (prima di procurarsi il problema alla cavigla) e Love hanno allungato ancora l’elastico del vantaggio fino al +12 a 2’ dall’intervallo lungo (54-42). Ripiombati negli abissi i Warriors si sono nuovamente aggrappati a Durant che ha chiuso il primo tempo – in cui ha siglato 24 punti - con due canestri pesanti consecutivi che sono valsi il -6 esterno (58-52). Come spesso accaduto ai playoff, poi, Golden State in uscita dagli spogliatoi ha cambiato marcia lavorando bene a rimbalzo grazie a Javale McGee e sfruttando il gioco in contropiede che ha portato ad un break di 17-6 che a 7’44” dalla terza sirena ha fatto scivolare i Cavs a -5 (69-64). I soliti Hood e James hanno però avuto la prontezza di riportare il risultato in equilibrio in pochi secondi, dando il là ad un lungo testa a testa che è andato avanti fino a 3’ dalla fine quando Curry si è sbloccato siglando 5 punti consecutivi e portando i Warriors a +4 (101-97). L’immediata risposta dalla lunga di James ha ridato speranze ai Cavs che però sul canestro di Iguodala e sulla tripla dal palleggio di Durant – nata da un errore al tiro di Tristan Thompson – sono stati costretti ad alzare definitivamente bandiera bianca.