Bagnaia-Ducati come nell’Italia del boom

Giacomo Agostini su MV Agusta nel 1972 fu l’ultima doppietta iridata: domenica a Sepang il torinese può colmare questo vuoto

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di Riccardo Galli

Bagnaia e Ducati, ma anche e soprattutto, pilota italiano su moto italiana. Ed è qui che Pecco e la sua Desmo hanno una voglia matta di scrivere una pagina storica e inedita della MotoGp. A nessuno, infatti, da quando la classe regina ha cambiato nome e potenza, è mai riuscito di realizzare l’accoppiata tricolore. Avrebbe sognato di farlo Valentino Rossi, ma la sua avventura in Ducati non funzionò. Poteva riuscirci Andrea Dovizioso, anche lui in sella una Rossa, ma le sue ambizioni si sono sempre arenate sul secondo gradino della classifica mondiale.

Così Bagnaia e Ducati, davanti alla possibile festa per il titolo 2022, andranno direttamente a

riscrivere la storia del motociclismo. Dando il seguito a un capitolo rimasto ferma esattamente a mezzo secolo fa, al 1972, quando nella top class del Mondiale (l’allora classe 500) fu Giacomo

Agostini a vincere l’ultimo titolo da pilota italiano su moto italiana, ovvero la Mv Agusta. Moto con la quale Ago aveva comunque centrato l’accoppiata altre sei volte, a partire dal Mondiale del 1966. Erano gli anni in cui l’Italia, grazie appunto ad Agostini e alla Mv dettava legge nel mondo, alla faccia dei giganti giapponesi che poi sono riusciti a prendersi la scena moderna, lasciando di fatto (si parla sempre e solo di MotoGp e non della classi più piccole) alla italiana Ducati il solo lampo del 2007, portata però al titolo dall’australiano Stoner.

Ecco, insomma, dove Bagnaia può andare a firmare un record nel record che, restando ai capitoli dei Mondiali che furono si è realizzato appena 10 volte. Sette appunto i trionfi di Agostini, preceduti fra gli anni ‘50 e ’60 da un tris mondiale della italianissima Gilera, prima con Masetti e poi Liberati. Anni pionieristici, quelli, ma che al solo ricordo danno ancora maggiore importanza e risalto all’impresa che Bagnaia e Ducati hanno la possibilità di portare a termine già domenica in Malesia, o al più tardi, nell’ultima tappa del 2022, a Valencia.

Per il resto, restando a quello che raccontano gli almanacchi del Motomondiale, fra classe 500 e MotoGp, i piloti italiani ad aver conquistato il mondo sono stati Uncini, Lucchinelli e ovviamente Valentino, ma lo hanno fatto sempre su moto straniere, ovvero Honda, Yamaha e Suzuki. Spesso battendo e facendo proprio un dispetto all’altra Italia, quella con il marchio della Ducati, appunto.

Diverso il discorso nelle vecchie 125, 250, oggi Moto3 e Moto2. Qui l’accoppiata tutta italiana è

arrivata grazie ai tanti mondiali messi in bacheca da Aprilia grazie a Rossi, Capirossi, Biaggi, Melandri, Locatelli, Gramigni e Poggiali (dal San Marino). La storia antica ricorda anche i successi di Benelli, Moto Guzzi e Garelli (con Cadalora e Gresini), mentre in Gilera, oltre alle firme di Locatelli e Poggiali, vanno ricordati i due titoli conquistati da Marco Simoncelli, che sicuramente avrebbe avuto le carte in regola e il carisma per chissà, un giorno ripetere l’impresa tricolore nelle classi piccole anche nella MotoGp.

Intanto Bagnaia si prepara a Sepang ricordando il suo primo Mondiale in carriera, quello di Moto3 firmato proprio in Malesia nel 2018. Era in sella a una Kalex, ma proprio nei giorni del titolo firmò il suo primo contratto con Ducati, ‘saltando’ nel team satellite Pramac e direttamente in MotoGp la stagione successiva. Iniziò così la sua cavalcata in Rosso. Con l’abbraccio di Ducati e la benedizione del suo ‘fratello-maestro’, Valentino.