Martedì 23 Aprile 2024

Attila, inafferrabile re in rosa: test sulle salite

Ancora confusione sul nome di Valter, leader a sorpresa. Oggi e domani due tappe con i big chiamati allo scoperto, voglia Bernal

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di Angelo Costa

Un giorno di regno e ancora non si è deciso come chiamare Valter, l’ungherese che comanda il Giro: di nome fa Attila, come il ben noto barbaro che guidava gli Unni e come sanno anche i bambini, ma in Rai si ostinano a declinarlo in altri modi, da Attìla con l’accento sulla i fino a un fantasmagorico Otilla. A smentirli prova il diretto interessato, pronunciando le sue generalità esattamente come sono scritte, ma forse nemmeno questo basterà. Così il simpatico Attila comincerà a capire che far comprendere il proprio nome potrebbe esser più complicato che restare in rosa.

C’è tempo per divagare alla vigilia di un weekend che sicuramente chiamerà al lavoro il giovin signore che guida la corsa e i suoi sfidanti: fin qui nessuno si è risparmiato sulle salite, figuriamoci se lo faranno oggi, in una tappa dove la pianura non esiste, ma ancor di più domani in Abruzzo, con cinque salite e l’arrivo sullo sterrato a Rocca di Cambio. E’ il primo test da leader per Attila Valter, convinto di avere gambe e testa per portare il più avanti possibile quel vessillo rosa ‘che mi fa sentire diverso, più rispettato e apprezzato da tutti i corridori’, con buona pace di Bernal ed Evenepoel che già hanno iniziato a suonarsele e promettono di duellare ancora.

A proposito dei due grandi convalescenti. Mentre il bimbo prodigio belga sembra uscire da un’apericena dopo ogni tappa tosta pur non avendo corso da nove mesi in qua, Bernal qualche scricchiolìo al fisico malconcio comincia a sentirlo. A dirlo è proprio lui, dopo aver dato un saggio della sua classe nelle due giornate più esigenti fin qui affrontate, a Sestola e a San Giacomo di Ascoli. "Devo ammetterlo, la schiena fa male. Soprattutto all’inizio, fino a metà tappa. Poi però sale l’adrenalina, cominciano a far male le gambe e la schiena passa in secondo piano. E’ dura, ma un po’ alla volta sto imparando a conviverci", racconta il colombiano, convinto di essersi fin qui costruito un tesoretto in classifica, ma non sottovalutando nessuno dei rivali, nemmeno quelli più in ritardo: "E’ già successo che chi aveva molti minuti abbia ribaltato il Giro: ciò che ha fatto tre anni fa Froome deve servire da lezione a tutti", aggiunge con saggezza.

Di cominciar presto a dar qualche lezione spera ovviamente Nibali, fin qui ben coperto e anche un po’ ignorato: viaggiare col profilo basso aiuta la sua strategia, vale a dire difendersi nella prima settimana per capire che ruolo avere dalla seconda in poi. Dal suo entourage filtrano segnali di ottimismo, lui stesso se li è dati limitando i danni nelle giornate in cui i monelli si sono scatenati: è la ricetta che serve a chi, dall’alto della sua esperienza, sa che per vincere un Giro alla fine bisogna esser bravi a non perderlo all’inizio.